Un “dolcepensiero”: ho conosciuto il NASHI tramite un servizio in tv della trasmissione MELA VERDE in onda su retequattro. In questo servizio parlavano di questo frutto utilizzato per fare il sidro e anche come ingrediente aggiuntivo per confezionare birre in un noto birrificio di Cuneo: LE BALADIN, uno dei migliori d’Italia dove la birra viene spillata in calici e dove puoi assaggiare varie tipologie di birra una più buona delle altre abbinandole a vari piatti, addirittura al cioccolato, abbinamento azzardato ma azzeccato. La zona interessata era quella cuneese, dove il nashi viene coltivato fin dagli anni ’80. Comunque, il NASHI è meglio conosciuto come un frutto tra mela e pera, originario della Cina centrale ( il termine nashi è di origine giapponese e significa “pera”). Il frutto, con un lungo peduncolo, ha forma rotonda e appiattita, simile a quella della mela, mentre la polpa è compatta, succosa e croccante simile a quella delle pere (da cui il nome improprio di “pera-mela”). Il sapore è dolce e profumato con tonalità leggermente alcoliche. La buccia è liscia o leggermente ruvida, di colore variabile a seconda delle varietà, da dorato-bronzato o giallo-verde. La polpa interna regala un effetto madreperlato con luccichii vivi. Le quattro caratteristiche che contraddistinguono il nashi sono quindi l’essere succoso, dissetante, sodo e gradevolmente dolce oltre che molto digeribile adatto per chi fa molto sport.
Per questa volta ho deciso di mangiare questo frutto al naturale per assaporare fino in fondo le particolarità dissetanti, ma ho già cercato qua e là ricettine gustose da preparare con questo frutto decisamente “importante.