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Archive for giugno 2010

Un “Dolcepensiero” fusion: un piatto norvegese grazie al salmone, un po’ mediterraneo grazie ai delicatissimi fiocchi di sale di Cipro (di Ferri dal 1905); di forma piramidale, sono fiocchi bianchi e luminosi, prodotti con metodo tradizionale delle acque del Mediterraneo, posseggono un’elevata sapidità e un gusto fresco. La loro particolare consistenza permette a questo tipo di sale di sciogliersi a contatto con il cibo, in modo molto rapido. E’ utilizzato e apprezzato sia in cucina che come sale da tavola, ed è molto indicato su piatti di carne, pesce e verdure. Da questi due prodotti, che arrivano da posti diversi e lontani fra loro, che è nato questo “piatto di cucina fusion” e cioè quel tipo di cucina che combina differenti tradizioni culinarie arrivando a creare sapori e combinazioni nuove. Mentre il salmone norvegese che sia fresco o surgelato, ha sempre un gusto inconfondibile. Le sue carni sono tenere e delicate ma al tempo stesso compatte: un pesce sano e nutriente con un basso contenuto di grassi e invece ricco di Omega-3 e vitamine che lo rendono un cibo molto digeribile.

Mi trovi anche su questo blog

INGREDIENTI PER DUE PERSONE

2 tranci di salmone norvegese

fiocchi di sale di cipro q.b. (di Ferri dal 1905)

insalata iceberg q.b.

olio extravergine d’oliva

pepe nero

mandorle e pinoli sbricciolati

Per la vinaigrette:

1/2 pompelmo rosa non trattato succo e buccia

1/2 limone non trattato succo e buccia

olio extravergine d’oliva

fiocchi di sale di Cipro (di Ferri dal 1905)

pepe nero

pane Carasau

PREPARAZIONE

Salare i tranci di salmone con i fiocchi di sale di Cipro, pepare con pepe nero e bagnare con un filo di olio evo. Lasciare riposare per un’oretta. Girare i tranci e ripetere l’operazione, lasciare riposare un’altra oretta. Scaldare la piastra (leggermente unta) e cuocere i tranci di salmone. Per la vinaigrette mischiare il succo e la buccia del pompelmo con il succo di limone, aggiungere a filo l’olio e salare leggermente sempre con i fiocchi e pepare. Preparare i piatti ponendo una generosa manciata di insalata, sovrapporre il salmone caldo e irrorare con la vinaigrette preparata. Finire con qualche mandorla e pinolo sbricciolato e dei pezzi di pane carasau. Un filo di olio a crudo e un po’ di buccia gratuggiata finemente.

Dall’archivio di Dolcipensieri:

PASTA FREDDA AL SALMONE CON TARTARE DI POMODORO

CODE DI GAMBERI AL GIN E POMPELMO ROSA

SALE ROSA DELL’HIMALAYA

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E’ una frittata veloce con un ingrediente del tutto bio, del mio orto: quest’anno malgrado la primavera piovosa e fredda, sono riuscita a raccogliere una bella manciata di spinacini novelli. Erano pochi per fare da contorno, magari di una bella bistecca, e avendo in casa uova del contadino freschissime, il risultato di questi due accoppiamenti è stato gustoso. Ho usato del burro chiarificato che sto’ in questi giorni provando e scoprendo.

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L’estate ormai è finalmente SCOPPIATA… ideale una serata in PROLOCO a Lipomo per gustare una buonissima cena sarda in compagnia. Il menu’ prevede gnocchetti sardi con salsiccia sarda, guanciale e pancetta; a seguire ben 10 maialini alla brace da gustare con contorni di verdura e patatine fritte. Vini sardi sia bianchi che rossi. Dessert e gelati. Durante la serata verranno assegnate le borse di studio, a seguire musica dal vivo e balli nella sala esterna, il tutto sotto le stelle. Servizio bar sempre aperto. Non mi resta che dire di venire numerosi, lo staff vi aspetta.

Per quanto riguarda DOLCIPENSIERI, sarà presente in cucina… e qui sul blog potete già vedere qualcosa di cucina sarda:

MALLOREDDUS ALLO ZAFFERANO E RICOTTA SALATA STAGIONATA

MALLOREDDUS ALLA CAMPIDANESE

IL MAIALINO SARDO

MALLOREDDUS DELLA DOMENICA

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… me lo sono persa al cinema e allora mi sono comprata il dvd. Julie & Julia vede la meravigliosa Meryl Streep ancora alle prese con un personaggio diversissimo da lei ma che è riuscita a portarlo sul grande schermo in modo magistrale. Una nota di merito per i suoi bellissimi abiti in perfetto stile anni ‘4o e ’50, nonchè i cappellini. La trama del film si sdobbia per raccontare la vita di due donne vissute in anni diversi, diversissime fra loro ma con l’obiettivo di dare un tocco in più alla loro vita: accanto alla Streep infatti, c’è Julie interpretata da Amy Adams una segretaria un po’ annoiata dal suo lavoro, sposata senza figli che prende alla lettera un idea del suo compagno e cioè aprire un blog dove racconterà l’impresa a cui si sottoporrà tutti i giorni, quella di cucinare tutte le oltre 500 ricette di Julia Child, america trasferitasi negli anni ’40 con il marito addetto culturale dell’ambasciata americana, in Francia,  che scrisse un libro di cucina francese. Julia in Francia riuscirà ad abbattere il tabu’ che solo gli uomini possono diventare grandi chef, iscrivendosi e con successo, alla più famosa scuola di cucina: “Le cordon blue” pur essendo un’americana dalla voce squillante e molto caparbia.

Sarà il suo amore per il cibo, che regalerà a Julia, il successo meritato fino a concludere un libro dopo parecchi problemi, libro che diventerà una sorta di bibbia per qualsiasi americano amante della buona cucina. Tutt’oggi la Child è una leggenda negli Stati Uniti. Una critica sul film potrei smuoverla circa le scene: pensavo di vedere più immagini di cucina; solo all’inizio il susseguirsi di come abili ed esperte mani francesi, puliscono il pesce, è l’unica sequenza interessante del film (per quanto riguarda il cibo, sia chiaro). Altre scene riflettono poche preparazioni culinarie francesi, oltre oceano vediamo Julie ogni tanto alle prese con pessimi risultati e un marito sempre più affamato che con poca grazia si mangia fette di torta a go’go’. Ma il film comunque riesce a piacermi fino alla fine: dolcissimo il rapporto di Julia con il marito (Stanley Tuccci, attore che adoro) che la consola sempre amorevolmente quando si dispiace per non poter avere figli, dall’altra parte questa avventura di Julie, porterà a qualche scontro con il marito, scontri in chiave moderna che oggi subiscono prima o poi tutte le coppie, che arrivano a sera troppo stanche, stressate ma non appagate. Ma amore e comprensione alla fine vincono su tutto: scene di ordinaria vita realizzate in anni diversi e con modi diversi, raccontate quasi come gags ma con toni delicati dalla bravissima regista Nora Ephron.

Il film ti porta lungo tutte le 524 ricette cucinate in 365 giorni: l’ultima la famosa ricetta dell’anatra disossata porterà la chiusura del blog non prima di ricevere una telefonata  importante a Julie di una nota giornalista e anche di qualche commento da parte di Julia, la vera Julia, che non troverà bello il progetto della moderna Julie.

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Un “Dolcepensiero” datato: questi mini plum cake sono di qualche settimana fa e cioè prima che partissi per le vacanze di giugno. Li ho preparati con l’ultimo raccolto di fragole dell’orto anche se mi hanno detto, che chi è rimasto a casa è riusciuto a gustarsene ancora qualcuna bella grossa e soda. Ottimo direi il connubio con il cocco… Le posto solo oggi ma penso che potrete ancora confezionare questi dolcetti con gli ultimi arrivi di stagione della fragola. 

INGREDIENTI

230 grammi di fragole + qualcuna per la finitura

11o grammi di cocco disidratato

50 grammi di cioccolato alle nocciole

80 grammi di zucchero semolato

1 uovo intero + 1 tuorlo

220 grammi di farina bianca 00

1/2 bustina di lievito per dolci

2 cucchiaini di bicarbonato

70 ml di olio extravergine d’oliva

200 ml di latte intero

sale q.b.

1 fiala di aroma alla vaniglia

zucchero a velo.

PREPARAZIONE

Lavare e pulire le fragole, tagliarle a pezzettini e mischiarle con il cocco disidratato prima passato al mixer per renderlo finissimo; mischiarle con delicatezza unendo la fialetta di vaniglia. Nella planetaria, sbattere l’olio con lo zucchero, unire le uova con 100 ml di latte. Setacciare la farina con il lievito e il bicarbonato che aggiungerete all’impasto di uova. Regolare con una presina di sale. Unire le fragole con il cocco, mischiare il tutto con un cucchiaio di legno aggiungendo il cioccolato a pezzi piccoli. Unire altro latte, circa 100 ml ancora, per ammorbidire l’impasto che ho poi messo in stampini per piccoli plum cake monodose. Ponete le fragole tagliate grossolanamente, lasciate a parte, in superficie, cuocere in forno preriscaldato a 190°C per circa venti minuti, abbassare poi a 170°C per altri 10 (fare comunque la prova stecchino). Spolverare di zucchero a velo. Servire con ciufetti di panna montata e fragole intere.

MINI PLUM CAKE di Dolcipensieri:

PLUM CAKE DI BANANE AL PROFUMO DI AGRUMI

FRAPPE’ DI FRAGOLE E MENTA

ROTOLINI AL CIOCCOLATO E COCCO

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Eccomi ancora a raccontare la mia bellissima esperienza a Roma dove ho registrato una puntata di “Mattia detto fatto Week.end” con Mattia Poggi in cui ho presentato una mia ricetta. Ero negli studi di ALICE TV, canale satellitare in onda su sky canale 416. Hanno già parlato di me e della mia aventura qui, oggi vi presento l’articolo sul numero di giugno di MAG. Grazie a tutti voi che mi avete letto e fatto pervenire i vostri graditissimi complimenti, ringranzio anche tutti coloro che passano da qui – e siete tanti – anche solo per sbirciare e in particolar modo ringrazio anche chi trova gentile lasciarmi il suo commento. Vi aspetto ancora e più numerosi: vi ricordo anche che c’è un gruppo su facebook: RICETTE DOLCIPENSIERI. Su ALICE TV, sto seguendo il blog di cucina internazionale: venite a trovarmi anche qui!

Grazie, Serena Crivelli

TOTALE VISITE AD OGGI:

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Un “Dolcepensiero” senza confini: in un negozietto di erboristeria e prodotti bio ad Olbia, ho scoperto questa miscela di pepe e fiori persiana. Un detto della Persia dice che la vista dei fiori stimola l’appetito e prepara lo stomaco. La combinazione di pepe e fiori, è diventata una spezia che vanta però una tradizione di oltre 4000 anni rallegrando la vita e il palato. Ottima per questo primo piatto a base di pesce fresco, e qui in Sardegna sono un buon primo che dedico a mio marito, venuto a passare qualche giorno qua sull’isola prima di ripartire per Lipomo per trascorrere luglio, mese più caldo e bello qui in Brianza, per poi tornarci ad agosto. E’ anche un’ottima occasione per parlarvi di un bellissimo romanzo (a esser sincera ne ho già parlato qui) che ho letto circa un mesetto e che ho scoperto in questo bellissimo blog. Il libro in questione è CAFFE’ BABILONIA di Marsha Mehran che racconta la vita un po’ turbolenta, di tre sorelle persiane che riescono a trovare un po’ di pace in un piccolo paesino irlandese. Ma a loro insaputa, riescono a portare scompiglio fra gli abitanti di Ballinacroagh grazie alle loro ricette esotiche che preparano nel loro caffè, il caffè babilonia, appunto. La loro gioia di vivere impregnerà un po’, la triste via dove si affacciano le finestre del caffè.

Marjan, la sorella maggiore, oltre a essere una brava cuoca, è un’esperta anche nel coltivare le piante aromatiche; imparò questo mestiere dalle mani del suo giardiniere in Persia, dove nel giardino d’infanzia, facevano crescere la maggiorana,  l’angelica dorata e il dragoncello, stessi aromi che hanno portato fino a Ballinacroagh. Con il cardamomo e l’acqua di rose, il basmati, il dragoncello e la santoreggia, Marjan insieme a Bahar e Layla, prepara le sue speziate ricette persiane al Caffè Babilonia. I cittadini del villaggio accorreranno numerosi richiamati dai buoni profumi per deliziarsi, tra le sue mura vermiglie, di zuppa con melagrana oppure di tè profumatissimo. Potrebbero finalmente godere di questi piccoli e meritati successi se non fosse che Layla, la più piccola delle tre sorelle, s’innamora di Malachy, ricambiata, figlio del boss del villaggio e padrone di alcuni bar e speranzoso di mettere le mani anche lui sulla proprietà di Estelle per coronare il suo sogno, quello di aprire un dico-pub. Lui avrà un infarto per il nervoso e l’invidia verso le ragazze, Bahar dovrà sconfiggere i ricordi bui del suo matrimonio burrascoso mentre Layla coronerà il suo sogno, quello di continuare ad amare Malachy. Il tutto tenuto sotto controllo dagli occhi di una donna, la pettegola del base, loro dirimpettaia. Delizioso romanzo, con un sottile humor, con una delicatezza leggera anche nell’affrontare i conflitti razziali di questi ultimi anni. A ogni capitolo del libro, l’introduzione è dedicata ad una loro ricetta raccontando aneddoti e la storia di come nasce tale pietanza.  Finito in pochi giorni, sono andata a comprare il continuato della storia  delle sorelle persiane: PANE E ACQUA DI ROSE. Ma ve ne parlerò appena terminato. Ma ritorniamo alla ricetta: non è una delle tante presenti nel libro, ma grazie alla spezia di pepe e fiori, ho collegato questo bellissimo libro, promettendovi qualche ricetta persiana, spero a breve!!!

Per questi spaghetti ho usato vongole, telline, cozze e gamberi: tutti frutti di mare ricchi di minerali e leggeri. Si presentano al di fuori, con un guscio robusto che ne protegge il frutto interno morbido e prelibato. La famiglia dei molluschi è molto grande: ci sono le vongole, tra cui le più pregiate quelle veraci che prima di essere cucinate, vanno lasciate spurgare in modo che perdano la sabbia in acqua salata per almeno 5 ore, poi con una spazzolina, pulirne i gusci. Le cozze prodotte in allevamenti, sono diffusissime nel Mediterraneo: qui in Sardegna sono coltivate soprattutto a Olbia, poi vendute nelle classiche retine. Anche per le cozze, prima di cucinarle vanno raschiate e poi passate per varie volte sotto acqua corrente fredda. I fasolari hanno carni gustose e delicate. Sempre nel mediterraneo, sono diffuse le telline. Il tutto cucinati con anche qualche gambero, seppioline e pezzettini di pomodoro fresco, ma ecco la ricetta nel dettaglio.

INGREDIENTI

320 grammi di spaghetti n.5

miscela persiana di pepe e fiori

300 grammi di vongole

300 grammi di cozze

200 grammi di fasolari

200 grammi di gamberi

200 grammi di seppioline

1 dl di vino bianco secco

olio d’oliva extravergine q.b.

1 spicchio di aglio

prezzemolo tritato q.b.

sale, un pizzico

PREPARAZIONE

Lasciate a bagno le vongole in acqua e sale per circa un paio d’ore, anche più poi sciacquatele. Raschiate le cozze che poi risciacquerete, così come per i fasolari. Mettere in una pentola antiaderente larga abbondante olio evo con l’aglio, quando sarà leggermente imbiondito, eliminarlo e tuffarci le vongole, le cozze e i fasolari (attenzione che l’olio “sfrigolerà”), aggiungere un cucchiaio di acqua tiepida di cottura. Attendere la loro apertura. Far cuocere per qualche minuto, poi aggiungere i gamberi e le seppioline, sfumare con il vino bianco. Unire i pomodori tagliati in quattro spicchi, mescolare bene il tutto. Nel frattempo portare l’acqua a bollore, salare e versare gli spaghetti. Regolare il sugo di pesce con un pizzico di sale, unire il prezzemolo e la miscela di pepe e fiori. Alla fine cottura della pasta, scolarla e farla saltare insieme al sugo. Servire ben caldi, aromatizzate ancora con un po’ di miscela di pepe e fiori.

…”pesce, pesce fresco” anche nella dispensa di Dolcipensieri:

SPAGHETTI ALLE VONGOLE

LINGUINE ALL’ASTICE

SPAGHETTI AI FRUTTI DI MARE IN CARTOCCIO

Partecipo anche al contest di “Pane e pomodoro”

dal titolo: “La cucina in fiore”

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“LA COMPAGNA DI SCUOLA” di Madeleine Wickham

… meglio nota come SOPHIE KINSELLA, secondo libro con il nome di Madeleine, del primo ne ho parlato qui.

Un romanzo dall’apparenza poco originale: la storia sembra essere quella di tanti altri libri o fiction televisive, ma sarà che Madeleine/Sophie ha un modo di scrivere che mi piace e che mi far star sveglia fino a tardi con il pensiero che il “prossimo capitolo sarà l’ultimo, poi spengo”. Infatti in questo romanzo, la storia si concentra sulle vite diverse di tre amiche non di vecchia data, bensì conosciutesi nell’ambito lavorativo, quindi caratterialmente diverse ma con un unico denominatore comune: quello di vedere le proprie amiche felici e appagate. Ma sarà così per tutte e tre, oppure per non deludersi a vicenda, riusciuranno a mantenere segretre le loro più intime paure? Sarà l’arrivo di una quarta donna a scombussolare il loro tram tram e una serie di avvenimenti, faranno in modo che la loro amicizia si saldi ancora di più. Tre amiche sofisticate, indipendenti, innamorate e in carriera si ritrovano almeno una volta al mese, nel loro bar preferito (il Manathan Bar) per gustarsi una serata a base di cocktail e chiacchere pur lavorando, ma con mensioni diverse e in diversi reparti, nello stesso giornale mensile di Londra, il “Londoner”. Maggie, futura mamma di una bimba che chiamerà Lucia, in realtà è terrorizzata per quello che a breve dovrà affrontare: lei pensa di essere solo capace di occuparsi di come portare avanti la redazione del giornale e non una bimba e tutto ciò che occorre ad una nuova vita. Tenendo nascosta – più a sè stessa che agli altri – di soffrire di depressione post-partum, con l’aiuto della suocera, riuscirà a dialogare con il marito e a sfogarsi di tutte le sue più intime paure legate alla maternità. Fra l’altro, dopo la nascita della piccola, ritornerà ad abitare a Londra lasciandosi alle spalle la mega tenuta in campagna che proprio non fa per lei, abituata alla vita della city. Roxanne la più sicura di sé – ma solo in apparenza – non ha mai confessato la sua relazione con il capo del giornale: infatti è un uomo sposato con figli di cui uno di soli 10 anni. Indipendente e girovaga per mezzo mondo essendo per il Londoner una giornalista free-lance su alberghi e luoghi di villeggiatura, ha sempre amato la sua libertà fino ad ora che si sente pronta ad affrontare una convivenza con il suo uomo. Sarà poi Cipro la sua destinazione finale, dopo la morte prematura a causa di un grave male, del suo amante che le lascerà in testamento, la sua bellissima casa di Londra in cui alla fine ci abiterà Maggie. Mentre per Candice, la più dolce e sempre fiduciosa negli altri, arriverà un periodo difficile dopo la ricomparsa di Heather, amica di scuola allontanatasi dalla bella vita di cui entrambe facevano parte, a causa di un fallimento finanziario del padre per colpa però del papà di Candice. Sarà questo senso di colpa che porterà Candice ad aprire le porte del suo cuore e non solo, a questa ragazza dall’apparenza innocua ma con tanto rancore nei suoi confronti; rancori che verranno a galla nel momento in cui farà perdere il lavoro a Candice con un inganno e lei se ne partirà per l’Australia. Saranno le sue amiche che riusciranno a ricostruire l’innocenza di Candice e il suo ritorno al giornale, nello stesso momento in cui Candice scoprirà l’amore nel suo vicino di casa, prima sempre beffeggiato. Così facendo le amiche si ritroveranno a vivere le loro vite più unite che mai ognuna con la propria grinta unendo al gruppo una nuova ragazza… Lucia!!!

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Un “Dolcepensiero” estivo: la stagione si può dire iniziata… almeno qui al mare! Avevamo voglia di dolce e trovando del mascarpone freschissimo al banco frigo della salumeria, ci è balenata l’idea di un fresco tiramisu’. Essendo già estate, ho optato per una versione senza caffè che ho già sperimentato in precedenza. Avendo riscosso buoni assensi, ho preparato il tiramisu’ in pirofila, come tradizione vuole… ma bianco, senza caffè appunto. Qui in Sardegna, a fine pasto, è stato un piacere mangiarlo quando ancora l’arietta è calda e ti porta il buon profumo di gelsomino.

INGREDIENTI per una pirofila di cm 19×12

biscotti savoiardi q.b.

300 grammi di mascarpone fresco

2 uova grandi

130 grammi di zucchero

1 tazza di latte intero

cacao amaro in abbondanza

sale, un pizzico.

PREPARAZIONE

Prendere le uova: separare i tuorli dagli albumi che dovranno essere montati a neve con un pizzico di sale nella planetaria con la frusta a filo. Lavorare poi i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto bello chiaro (frusta K flexi). Aggiungere il mascarpone, miscelare il tutto aggiungendo gli albumi a neve. Scaldare il latte a fuoco oppure con il vapore della macchina da caffè. Distribuire il primo strato di biscotti savoiardi inzuppati leggermente nel latte macchiato di cacao; versare metà della crema, livellare, spolverare di cacao e procedere con un secondo strato di biscotti e poi di crema. Terminare con tanto cacao. Mettere il tiramisù in frigo per almeno un’ora e servirlo fresco.

… e se volete altre versioni, eccovi accontentati:

IL TIRAMISU’

TIRAMISU’ AI FRUTTI ROSSI

TIRAMISU’ NATALIZIO CON PAN BRIOCHE

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Un “Dolcepensiero” in bianco e nero e non solo: qui al mare in questi giorni è stata un po’ dura anzi direi che mi sono stufata parecchio. Purtroppo il mio angioletto si è portato da Lipomo la varicella e siamo stati in casa per circa una settimana: fortunatamente è un bravo bimbo anche un po’ pigrone, non mi ha fatto disperare ma purtroppo il tempo non passava. Abituati entrambi ad essere sempre affacendati nelle nostre mansioni giornaliere, per me casa e lavoro, per lui asilo ed amichetti, insomma ci siamo annoiati parecchio tutti soli. Di cucinare cose sostanziose ed elaborate, ad essere sincera, non ne avevo voglia più che altro perchè i miei genitori scendendo, almeno loro in spiaggia, spizzicavano un po’ qua e la e quindi l’appetito scarseggiava… Fortunatamente quest’anno per motivi lavorativi, mi sono portata il computer e finalmente anche qui il segnale è migliorato parecchio. Questa nostra reclusione forzata, mi ha dato l’occasione per rivedere dei bei film in bianco e nero e non solo con il grande Alberto Sordi. Mi immagino già i commenti di mio marito e non solo: a loro non piacciono questi film italiani datati. Io invece adoro i film della commedia all’italiana, quella commedia che tanto raccontava le vicissitudini di gente normale alle prese con la vita di tutti i giorni dopo la fine della guerra: la commedia all’italiana nasce proprio in quegli anni ’40 e ’50 con attori grandissimi che hanno caratterizzato la vita di noi italiani. Quella vita un po’ borgatara e alla buona di molti di noi alle prese con le nuove tecnologie, gli amori fatti di passione e romanticismo ancora avvolti da quell’atmosfera dolce e per bene, per passare agli anni ’60 dove si raccontavano le prime vacanze, le prime scalate sociali invece negli anni ’70 film pieni di storie studentesche, di autonomia femminile e lavorativa per arrivare ai primi anni ’80 e alle storie che dalla periferia si spostano in città ricche di uomini d’affari, i famosi yuppies, e le prime avvisaglie sociali, l’aborto, la sempre più sfacciataggine di costume e il divorzio. Con gli anno ’90 si arriva a descrivere un’Italia sempre più moderna abituata ad altri lidi e mari con i classici cine-panettoni che cercano di rifarsi a quella che io adoro e cioè la vera commedia all’italiana. Non è una critica, io amo tutto il cinema adoro anche la nuova commedia presa comunque con la sua iralità diversissima ma pur sempre al passo con i tempi. Ma torniamo al grandissimo Alberto Sordi: il film che ho rivisto con piacere e che mi fa sempre sorridere è il CONTE MAX, film in bianco e nero con Vittorio De Sica e Tina Pica.

Il conte Max è un film del 1957 dove Alberto Sordi veste i panni di un giornalaio romano che fingerà di essere il conte Max Orsini Varaldo interpretato da Vittorio De Sica, ormai conte squattrinato, per entrare nel mondo della nobiltà, grazie anche ai suoi insegnamenti. Dopo una vacanza in montagna, Alberto ovvero il nuovo Conte Max cercherà di rincorre le emozionanti avventure dei nobili dell’epoca tra alberghi di lusso, viaggi esteri e partite a bridge. Nel film Alberto vive ancora con zio Giovanni e la zia (Tina Pica): saranno proprio loro a sponsorizzare il suo viaggio ma non su ricche montagne bensì dai parenti a Capracotta ma d’accordo con l’amico conte, parte invece per Cortina appunto nei panni del conte Max Orsini Varaldo. E qui iniziamo i guai perchè conoscerà la baronessa Elena di Vallombrosa che avrà su Alberto un forte ascendente tale da riuscire a farla seguire per mezza Europa. Ma conoscerà anche Lauretta la cameriera personale della contessa e la conoscerà anche l’Alberto edicolante, ora diviso fra il vero amore e quello invece legato solo alla bella vita. Alberto arriverà al punto che messi entrambi le vesti delle sue due vite parallele, capirà quale delle due donne amare: la scelta cadrà sulla dolcissima Lauretta che stanca dei capricci delle contessine, lascerà il suo lavoro per seguire Alberto ormai convinto di non essere all’altezza del Conte Max. Fra battute alla romana e scene d’alta società, il film scorre bene e fa ridere anche grazie al cast eccellente.

Passiamo da Roma a Venezia ma sempre con Alberto Sordi: VENEZIA, LA LUNA E TU è una commedia brillante e spassosa con la bellissima Marisa Allasio diretta dal grande Dino Risi. Pellicola a colori, racconta di Bepi gondoliere affascinante e civettuolo fidanzato con Nina, ragazza piccantina di Venezia, che non rinuncia alle sue avventure con le tante turiste straniere che riempiono la famosissima laguna. Fra un canale e l’altro, arriva il giorno delle loro nozze ma una delle tante donne di Bepi, fa una clamorosa scenata a Nina rischiando di mandare in frantumi il matrimonio. Toni, capitano di traghetti, spera così di poter avere lui l’amore di Nina ma anche questa volta il Bepi riuscirà a tranquillizzare la Nina ma con una promessa e cioè quella di far salire solo donne vecchie sulla sua gondola; ma questo purtroppo non succederà: infatti il Bepi farà salire due bellissime ed elegantissime turiste americane che tra un giretto e l’altro, s’innamoreranno entrambe del gondoliere. Bepi ora dovrà giostrarsi fra le due turiste che non demorderanno di sposare il bel gondolliere e la Nina che scoprirà il suo trucco annullando così il matrimonio e riscattando l’amore del Toni. Gioiose le scene in cui i due eterni innamorati si scambiano delle finestre una di fronte all’altra, separate solo da un canal: scene divertenti, litiio d’amore e sotterfugi nascosti alla Nina dal nonno di Bepi. Una volta riuscito a liquidare le due donne straniere, il Bepi correrà in chiesa per fermare il matrimonio: convinto di essere arrivato troppo tardi, dispiaciuto se ne andrà se non fosse che all’uscita della chiesa vedrà una Nina corregli fra le braccia perchè non ha avuto il coraggio di sposare Toni. Il film finisce con la promessa della Nina di essere meno gelosa, il Bepi meno lumacone ma sempre litigarelli fra loro. In mezzo a questi fantastici attori che riescono a divertire, c’è il nonno di Bepi a suo tempo gondolliere amante anch’esso delle belle donne e il frate amico di Bepi che sentirà tutte le confessioni dei protagonisti.

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