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Archive for 18 giugno 2010

Un “Dolcepensiero” in bianco e nero e non solo: qui al mare in questi giorni è stata un po’ dura anzi direi che mi sono stufata parecchio. Purtroppo il mio angioletto si è portato da Lipomo la varicella e siamo stati in casa per circa una settimana: fortunatamente è un bravo bimbo anche un po’ pigrone, non mi ha fatto disperare ma purtroppo il tempo non passava. Abituati entrambi ad essere sempre affacendati nelle nostre mansioni giornaliere, per me casa e lavoro, per lui asilo ed amichetti, insomma ci siamo annoiati parecchio tutti soli. Di cucinare cose sostanziose ed elaborate, ad essere sincera, non ne avevo voglia più che altro perchè i miei genitori scendendo, almeno loro in spiaggia, spizzicavano un po’ qua e la e quindi l’appetito scarseggiava… Fortunatamente quest’anno per motivi lavorativi, mi sono portata il computer e finalmente anche qui il segnale è migliorato parecchio. Questa nostra reclusione forzata, mi ha dato l’occasione per rivedere dei bei film in bianco e nero e non solo con il grande Alberto Sordi. Mi immagino già i commenti di mio marito e non solo: a loro non piacciono questi film italiani datati. Io invece adoro i film della commedia all’italiana, quella commedia che tanto raccontava le vicissitudini di gente normale alle prese con la vita di tutti i giorni dopo la fine della guerra: la commedia all’italiana nasce proprio in quegli anni ’40 e ’50 con attori grandissimi che hanno caratterizzato la vita di noi italiani. Quella vita un po’ borgatara e alla buona di molti di noi alle prese con le nuove tecnologie, gli amori fatti di passione e romanticismo ancora avvolti da quell’atmosfera dolce e per bene, per passare agli anni ’60 dove si raccontavano le prime vacanze, le prime scalate sociali invece negli anni ’70 film pieni di storie studentesche, di autonomia femminile e lavorativa per arrivare ai primi anni ’80 e alle storie che dalla periferia si spostano in città ricche di uomini d’affari, i famosi yuppies, e le prime avvisaglie sociali, l’aborto, la sempre più sfacciataggine di costume e il divorzio. Con gli anno ’90 si arriva a descrivere un’Italia sempre più moderna abituata ad altri lidi e mari con i classici cine-panettoni che cercano di rifarsi a quella che io adoro e cioè la vera commedia all’italiana. Non è una critica, io amo tutto il cinema adoro anche la nuova commedia presa comunque con la sua iralità diversissima ma pur sempre al passo con i tempi. Ma torniamo al grandissimo Alberto Sordi: il film che ho rivisto con piacere e che mi fa sempre sorridere è il CONTE MAX, film in bianco e nero con Vittorio De Sica e Tina Pica.

Il conte Max è un film del 1957 dove Alberto Sordi veste i panni di un giornalaio romano che fingerà di essere il conte Max Orsini Varaldo interpretato da Vittorio De Sica, ormai conte squattrinato, per entrare nel mondo della nobiltà, grazie anche ai suoi insegnamenti. Dopo una vacanza in montagna, Alberto ovvero il nuovo Conte Max cercherà di rincorre le emozionanti avventure dei nobili dell’epoca tra alberghi di lusso, viaggi esteri e partite a bridge. Nel film Alberto vive ancora con zio Giovanni e la zia (Tina Pica): saranno proprio loro a sponsorizzare il suo viaggio ma non su ricche montagne bensì dai parenti a Capracotta ma d’accordo con l’amico conte, parte invece per Cortina appunto nei panni del conte Max Orsini Varaldo. E qui iniziamo i guai perchè conoscerà la baronessa Elena di Vallombrosa che avrà su Alberto un forte ascendente tale da riuscire a farla seguire per mezza Europa. Ma conoscerà anche Lauretta la cameriera personale della contessa e la conoscerà anche l’Alberto edicolante, ora diviso fra il vero amore e quello invece legato solo alla bella vita. Alberto arriverà al punto che messi entrambi le vesti delle sue due vite parallele, capirà quale delle due donne amare: la scelta cadrà sulla dolcissima Lauretta che stanca dei capricci delle contessine, lascerà il suo lavoro per seguire Alberto ormai convinto di non essere all’altezza del Conte Max. Fra battute alla romana e scene d’alta società, il film scorre bene e fa ridere anche grazie al cast eccellente.

Passiamo da Roma a Venezia ma sempre con Alberto Sordi: VENEZIA, LA LUNA E TU è una commedia brillante e spassosa con la bellissima Marisa Allasio diretta dal grande Dino Risi. Pellicola a colori, racconta di Bepi gondoliere affascinante e civettuolo fidanzato con Nina, ragazza piccantina di Venezia, che non rinuncia alle sue avventure con le tante turiste straniere che riempiono la famosissima laguna. Fra un canale e l’altro, arriva il giorno delle loro nozze ma una delle tante donne di Bepi, fa una clamorosa scenata a Nina rischiando di mandare in frantumi il matrimonio. Toni, capitano di traghetti, spera così di poter avere lui l’amore di Nina ma anche questa volta il Bepi riuscirà a tranquillizzare la Nina ma con una promessa e cioè quella di far salire solo donne vecchie sulla sua gondola; ma questo purtroppo non succederà: infatti il Bepi farà salire due bellissime ed elegantissime turiste americane che tra un giretto e l’altro, s’innamoreranno entrambe del gondoliere. Bepi ora dovrà giostrarsi fra le due turiste che non demorderanno di sposare il bel gondolliere e la Nina che scoprirà il suo trucco annullando così il matrimonio e riscattando l’amore del Toni. Gioiose le scene in cui i due eterni innamorati si scambiano delle finestre una di fronte all’altra, separate solo da un canal: scene divertenti, litiio d’amore e sotterfugi nascosti alla Nina dal nonno di Bepi. Una volta riuscito a liquidare le due donne straniere, il Bepi correrà in chiesa per fermare il matrimonio: convinto di essere arrivato troppo tardi, dispiaciuto se ne andrà se non fosse che all’uscita della chiesa vedrà una Nina corregli fra le braccia perchè non ha avuto il coraggio di sposare Toni. Il film finisce con la promessa della Nina di essere meno gelosa, il Bepi meno lumacone ma sempre litigarelli fra loro. In mezzo a questi fantastici attori che riescono a divertire, c’è il nonno di Bepi a suo tempo gondolliere amante anch’esso delle belle donne e il frate amico di Bepi che sentirà tutte le confessioni dei protagonisti.

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