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Archive for febbraio 2012

Un “Dolcepensiero” rifatto: ador questo guscio di frolla che riesce a contenere il ripieno che più mi aggrada al momento. Oggi ho impreziosito la frolla con le capsule di cardamomo mentre il ripieno unito alla mela e alla pera, è un mix di frutta secca e miele sardo. Morbidissima e gustosa, l’ho preparata per un incontro fra donne, gustata con un buon bicchiere di vino bianco. Il carnevale è finito del tutto, anche l’ultimo quello ambrosiano a fatto capolino proprio ieri durante una favolosa e tiepida giornata di sole nella città di Erba. Tutti insieme a cantare e ballare sul nostro carro, quest’anno tutto dedicato al cibo e dove noi animatori della pro loco con le maestre della scuola dell’infanzia, abbiamo CUCINATO NOI con i bellissimi bimbi di Lipomo…

INGREDIENTI

PER LA PASTA

8-10 capsule di cardamomo “I gusti Vegetali” della ditta Ferri

130 grammi di burro

120 grammi di zucchero

2 uova

180 grammi di farina 00

un cucchiaino di lievito per dolci

un pizzico di sale

PER IL RIPIENO

1 cucchiaio di nocciole già sgusciate e spelate

1 cucchiaio di pinoli già sgusciati

1 cucchiaio di mandorle già sgusciate e spelate

una decina di gherigli di noce

1 mela pink lady

1 pera kaiser

un paio di cucchiai di miele sardo

una dozzina di amaretti

PREPARAZIONE

Preparare la frolla: schiacciare nel mortaio i semini neri del cardamomo privati dalla capsula; nella planetaria miscelare il burro ammorbidito con lo zucchero, quindi incorporare le uova, la farina setacciata con il lievito e un pizzico di sale. Infine la polvere di cardamomo. Formare un  panetto, avvolgerlo nella pellicola trasparente per alimenti e metterlo in frigo per circa un’oretta.

Preparare il ripieno: lavare la mela e la pera, sbucciarle, tagliarle a fettine. Metterle in una ciotola, unire il miele leggermente riscaldato o a bagnomaria o nel micoonde giusto per ammorbidirlo leggermente. Mescolando con un cucchiaio, unire anche tutta la frutta secca. Sbriciolare gli amaretti. Preriscaldare il forno a 180°C. Dividere la pasta a metà e stenderla con il mattarello in due sfoglie sottili. Con una rivestire uno stampo di diametro cm 26 imburrato ed infarinato con un bordo di un paio di cm, bucherellare il fondo con una forchetta e cospargere con gli amaretti sbricciolati; riempire il guscio con il ripieno ben mischiato, livellarlo bene sulla pasta. Chiudere con la seconda sfoglia, ripiegare il bordo e praticare delle piccole incisioni per far uscire il vapore in cottura. Cuocere per circa 40 minuti, una volta intiepidita spolverare con zucchero a velo.

Dall’archivio di Dolcipensieri:

TORTA CHIUSA DI MELE E MORE 

FROLLA AL MASCARPONE E AMARETTI

CIAMBELLONE AL MASCARPONE PROFUMATO DI CARDAMOMO

BARA BRITH

BRISE’ CON MELE, MIELE E LAVANDA

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Ringrazio Elisa di “Sapori di Elisa”

che mi ha nominato per questo grazioso premio! un premio che mia ha fatto piacere condividere e che condivido con lo stesso piacere ad altre food blogger.

 Qui vi elenco quello che sono le regole per poi condividere questo simpatico premio:
  1. nominare e ringraziare chi ha donato il premio, linkando il suo blog
  2. condividere 7 ricette dolci che ci hanno cambiato la vita
  3. nominare altri 10 blogger a cui si vorrà dare il premio
La scelta è molto ardua: decidere quali dolci – sette per la precisione – hanno un po’ cambiato la nostra vita: quando cucino dolci vi è sempre una motivazione, quasi sempre bella quindi… decido per:
  1. La torta che la mia mamma ci faceva sempre per i compleanni perchè io e i miei fratelli eravamo ghiotti: ho deciso di chiamarla TORTA CRIVELLI
  2. La torta al cioccolato bianco: dolce e morbida come può essere la vita. Si tratta della CHICCA CAKE
  3. La “TORTA DELLA NONNA” che mio marito adora e che la rifaccio spesso meritandosela molte ma molte volte!!!
  4. La TORTA MELE E CARDAMOMO che ho dedicato alla mie amiche FANTASTIDONNE e che si sono letteralmente divorata!
  5. Mio zio non mangia frutta e verdura con l’unica eccezione delle patate, quindi che dolce fare quando viene a trovarmi? un bel e carico TIRAMISU’ che ho proprio dedicato a lui!
  6. E ancora TIRAMISU’, questo è il mio preferito!!!
  7. Finalmente ho trovato la pasta strudel, decisamente perfetta… quella dell’ARTUSI
Le mie dieci scelte, difficile farle perchè siete in molte che mi seguite e vorrei darlo a tutte voi magnifiche food blogger!!!
Passo la staffetta di claudia My ricettarium a

Passo la staffetta di Ely In cucina con Ely a

P.S.: nel caso avete già ricevuto tale premio, comunicatemelo in modo da poterlo girare a un’altra nostra graziosa e brava blogger!!!!

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Sono pochi gli eventi legati al cibo e alla cucina che si svolgono nella mia adorata brianza (sagre e feste a parte), ma almeno una volta all’anno per tre giorni, il polo fieristico di Erba si colora e si inebria di mille sapori e profumi. RISTOR EXPO 2012 che è terminato ieri 22 febbraio e che ha aperto i battenti il 19 c.m., ha avuto come filo conduttore “IL CIBO E LE PAROLE” e questo tema non può sfuggire a chi – come me – è food blogger e il più delle volte è, dietro alla parole e alle foto, che ha la possibilità di esprimere il proprio amore verso il cibo: pura e semplice passione “home made”. Ieri in tarda mattinata armata di macchina fotografica, ho potuto girare per i tre padiglioni completamente immersa in odori, sapori e colori di tutto ciò che può riguardare la cucina e i prodotti regionali e stranieri di ultima tendenza. Appena entrata nel padiglione ho potuto assistere alla lezione di cucina dello chef stellato MAURO ELLI: purtroppo era già iniziata da un po’ quindi mi sono letteralmente persa la parte teorica della lezione, invece ho potuto godermi l’assaggio del suo piatto – e spero lo chef mi perdoni per la poca precisione nella spiegazione – di carne favoloso. Un taglio di carne (penso sia lo stesso usato per la classica tagliata) cotto al forno ricoperto per intero da sale e se ho compreso bene, ha utilizzato il burro di cacao per aromattizzarlo: al palato la carne era morbida, perfettamente riuscita la cottura, il sale dava una nota frizzante e il cacao faceva da contrasto! ottimo piatto accompagnato da asparagi fritti in pastella, deliziosi pure loro. Ecco alcuni momenti dello chef al lavoro:

A seguire una carrellata di immagini scattate durante la manifestazione: il prosciutto PATANEGRA

Formaggi del Trentino, tutti molto particolari…

Salumi brianzoli…

Per gli stand si possono trovare molti prodotti di vendita al dettaglio con assaggi vari sia di prodotti freschi sia di piatti cucinati al momento; molte sono le ditte invece di vendita all’ingrosso per ristoratori e persone del settore ma senza comunque togliere la possibilità di acquisto anche ai singoli visitatori…

Molti erano gli stand dedicati a produttori regionali: Puglia, Sardegna, Toscana, Trentino, Calabria… per citarne alcuni. Oltre a quelli comaschi e territori limitrofi.

Per la cucina e i prodotti internazionali, la nazione ospite era il Perù…

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LEGGERE E’ CIBO PER LA MENTE!

PASSA PAROLA!

Oggi vi lascio qualche trama e recensione degli ultimissimi libri che ho letto fra gennaio e questa metà di febbraio… e qualche link a ricette in tema!!! buona lettura!

(immagine presa dal web)

Sophie possiede un negozio… famosissimo soprattutto per dei suoi cioccolatini che contengono un bigliettino, una sorta di biscotto della fortuna al rovescio, ricoperti di cioccolato dal sapore amaro e non solo al gusto ma anche dalla lettura dei loro messaggi, molto “avvelenati” e poco romantici e acidissimi, tutti con un’ispirazione completamente acida nei confronti dell’amore. L’idea che ha ispirato Sophie a creare questi cioccolatini, è nata dopo la rottura con il fidanzato – Garrett – con cui era in procinto di sposarsi, il quale l’ha lasciata, dandole la triste realtà di non credere più nell’amore. Così, quando lui torna chiedendole perdono e dichiarandole il suo amore, Sophie pone una condizione apparentemente impossibile per poter uscire ancora con lei: lui dovrà dimostrarle che la felicità non è come un cioccolatino dolce ma di breve durata ma che esiste sul serio. Mette un annuncio sul giornale “Seattle Times”: “Cercasi felicità” ponendo un limite di almeno 100 buoni e validi messaggi che testimoniano la Felicità; senza credere ai propri occhi. Sophie riceverà ben più che 100 risposte, che la travolgeranno e la sorprenderanno non poco nella loro lettura. E da questo episodio che si rituffa nel suo passato: il giorno del suo compleanno, in un grave incidente stradale, i suoi genitori perdono la vita; Sophie viene adottata dall’agente di polizia che proprio che giorno la soccorse mentre tra le mani aveva il classico messaggio scritto dei biscotti della fortuna che mangiò con la sua famiglia nel suo ristorante preferito. E proprio nelle tante lettere di risposta al suo annuncio, Sophie ritroverà quel messaggio. Inizia così per lei, la sorella e la mamma adottiva un vero e proprio viaggio alla ricerca di quella persone che per tanti anni ha custodito l’unico legame verso quel maledetto giorno. L’incontro con il figlio della persona che trovo tale biglietto, riuscirà a cambiare la sua vita scoprendo il vero motivo per cui il suo fidanzato la lasciò… un destino, un fato lega i due ragazzi sempre a quel tragico giorno. Tutto il romanzo è diviso fra amore, il senso di colpa: scritto da un uomo, Milne riesce a descrivere in modo veritiero e concreto, come la vita in un batter d’occhio può rendere tutto più amaro… e come a volte le persone possono essere legate da uno strano destino senza che loro lo sanno. Durante la lettura di questo romanzo, molte volte mi sono posta anche io se mai ho conosciuto la vera felicità: la risposta che mi balenava e tutt’ora è la stessa, è che la mia felicità è proprio nella mia famiglia, nella mia quotidianità fatta di cose semplici e di come un fatto che può “travolgere” la mia e la nostra vita possa anche travolgere i tuoi stati d’animo soprattutto la felicità! ebbene io mi reputo felice e sapete perchè??? Matteo, il mio bimbo, è da tre anni in terapia logopedica per una sindrome, per niente invasiva ma solo un’eredità familiare: sacrifici e lavoro sia per me ma soprattutto per lui con l’incognita i primi tempi, di aver fatto la cosa giusta, di aver intrapreso la giusta terapia… Posso dire che adesso lui sta bene, e diventato un chiacchierone non più a monosillabi ma con vere parole, dobbiamo ancora lavorare è vero!!! ma la felicità che mi sale quando mi parla e mi racconta tutto ciò che gli passa per la mente fa anche ingoiare il boccone più amaro!!! che sia di cioccolato o no!!! La felicità è per me il benessere di chi mi ama! Un libro scritto da un uomo che racconta d’amore, di felicità, di senso di colpa… un libro a volte amaro e che fa riflettere, ma con un bel lieto fine fra parentesi commoventi…

… e con il cioccolato più amaro – l’extra fondente – una buonissima TORTA

 (immagine presa dal web)

Nella camera di zia Antonia si sente nell’aria un forte odore di aglio eppure alle vecchiette ospiti della casa di cura di Bellano, non danno verdure che potrebbero essere indigeste… eppure l’odore è forte tanto che lo sente anche Ernesto Cervicati nipote dell’Antonia, un’adorabile signora anziana sempre alle prese a succhiare le sue caramelle alla menta profumo che poi rimane alleggiante alla figura della vecchietta, e non certo profumo e sentore di aglio. E l’Ernesto questo profumo di mentine lo conosce molto bene essendosi preso cura della zia in casa propria per ben tre anni prima che lei stessa prese la decisione di andare allo spizio.Antonio invece, fratello dell’Ernesto, non ne vuole proprio sapere della zia. Bidello nella scuola del paese, sposato e amante della salumaia Augusta, una trentacinquenne ossigenata e eternamente “vogliosa”. L’intreccio dei protagonisti di Bellano, paese sul lago di Como, si intriga ulteriormente quando sul conto bancario della zia arrivano dei soldi che non si sapeve la zia avesse: la suora dello spizio, il medico curante della zia nonchè Ernesto si vedranno alle prese di svelare questo improvviso ritrovamento di denari sul conto della zia prima della sua morte… e così che Antonio, spinto dall’avara moglie cornuta, vuole anche lui capire il significato di tale somma oltre che pretendere la sua parte, e qui si svela il mistero del sentore di aglio che improvvisamente si sente un po’ ovunque… E si arriva così a conoscere anche il direttore di banca, il dottor Fastelli che confuso del possibile errore cerca anch’esso di capire e tradurre l’arcano. Leggendo Vitali non posso non sorridere perchè tanto mi ricorda la mia vita prima di sposarmi dove venivo a conoscenza dei pettegolezzi di paese appena tornata a casa soprattutto se raccontarli erano le mie zie e ora rido al pensiero che questi intrecci di paese li sto’ vivendo tutt’ora… Lui racconta della sua Bellano, io vivo a due passi e la stessa armonia di personaggi stravaganti e umili la vivo tutt’ora. Ancora ci sono i medici di paese a cui confidare i propri dolori se poi in sala d’aspetto trovi le “vecchiette” che incontri dal panettiere il gioco di giri di vivi e morti è fatto, il prevosto che dove abito io è già da molti anni che professa e quindi un capo saldo della vita di paese, e poi tutti gli altri che come Vitali racconta, nei paesi si posso allegramente incontrare. Un libro che si legge tutto d’un fiato, la giusta vena di ilarità e quei modi di scrivere tanto brianzoli che rendono ancor più simpatici i romanzi di Vitali. Anche perchè non si vede l’ora di capire il finale, dolce-amaro che sia… ma non vi svelo nulla!!! e già sul comodino ho un altro romanzo dello scrittore comasco: “Olive comprese” perfetta lettura anche questa ricca di caratteristici personaggi da leggere in un colpo solo tanto bello, fresco e irriverente.

…il sapore dell’aglio, in questa PASTA TIPICA E TRADIZIONALE è l’ingrediente principale

(immagine presa dal web)

Finora il primo libro della Bosco che non mi ha fatto impazzire (Mi piaci da morire, L’amore non fa per me). La protagonista di questo romanzo un po’ troppo cinico per me dopo aver letto i due precedenti romanzi di Federica citati sopra, è Arianna: fragile ragazzina, ingenua e imbranata che nel romanzo vediamo crescere vivendo tutte le sue inquetudini soprattutto adolescenziali che si porterà poi per un bel pezzo della sua vita. Una ragazza complessata fin dall’adolescenza con due genitori borghesi e troppo legati a dare di loro una bella apparenza anche se poi non è così. Arianna è sempre alla ricerca dell’amore: prima era a scuola, poi nelle prime uscite adolescenziali, poi nei suoi interminabili viaggi per il mondo sempre vissuti alla giornata e soprattutto in base al ragazzo di turno, tutti buchi nell’acqua, amori impossibili. Una ragazza insicura, sempre in conflitto con ciò che pensano di lei i suoi genitori compassati, oppure sempre in balia dei suoi amici a volte un po’ suonati e dei suoi lavori improvvisati. Arianna vuole quell’amore perfetto che tutti sembra abbiano trovato, e con i suoi chili di troppo, decide di lasciare l’Italia ma soprattutto i suoi poco rincuoranti genitori, e partire per Parigi avendo contro gli stessi genitori convinti che Arianna non ce la farà ad affrontare la vita da sola per lo più in un paese straniero con una lingua che non conosce. E’ così che inizia la seconda vita della protagonista che dalla Francia passa attraverso gente diversa da lei, inizia a conoscere i veri piaceri della vita: cibo e vino, si confronta con le diverse lingue e i diversi volti, suoni e rumori delle tante città che attraversa. Arianna conosce la felicità per anni assopita, si mette in gioco, inizia realmente a sognare, a parlare a cuore aperto, ed a inciampare tante e tante volte risollevandosi sempre magari non bene dritta sulle sue gambe! ma pronta a ricominciare. Lo stile in questo romanzo è cinicamente frizzante e arguto, Federica riesce comunque a raccontare fin troppo bene quello che le ragazze di oggi possono vivere: basta il distacco e le sempre brutte critiche che fanno perdere in loro il proprio amor proprio! e proprio la descrizione della freddezza di rapporto fra mamma e figlia, mi ha fatto pensare per l’ennesima volta quanto noi genitori possiamo essere un ago nella bilancia dei sentimenti e di come possono vivere i nostri figli! Ma la vera protagonista del romanzo anche qui è l’amore: quello vero che non muore mai e che il destino farà sempre rincontrare! Senza però tralasciare una bella dose di infelicità con tutte le conseguenze anche fisiche che esse può portare. Ed è proprio nel momento in cui Arianna approda in un’isola fra le più belle del mondo – Bahamas – che finalmente conosce la felicità e l’amore ma solo per poco perchè la morte improvvisa del padre la trasporta immediatamente nella grigia Torino appioppandosi di nuovo le vecchie insicurezze ed infelicità, il rapporto con una madre mai gentile e compassionevole con lei, con i suoi chili di troppo e poi con la bulimia e un crescente di delusioni sentimentali e di amicizia che la portano al collasso dimenticando che proprio giù al caldo e al sole ha lasciato una bella fetta di se, quella parte bella che qui accanto alla madre non riesce a far uscire. E la morte del padre non ha aiutato il loro già traballante rapporto. Dopo l’ennesimo litigio con lei, dopo i vari tradimenti delle amiche e una storia d’amore che non era molto intenzionata a funzionare, Arianna decide di ripartire per i tropici dall’unico uomo che la resa felice, ma un’amara sorpresa l’attende e quindi rifatti i bagagli ritorna indietro alla vitaccia italiana non rendendosi conto che la felicità può anche venire da una telefonata… dalle Bahamas! infatti il suo ex ragazzo la richiama in Italia chiedendole il motivo per cui è fuggita di nuovo e soprattutto da lui. Sistemato il malinteso, il romanzo non può che terminare nel modo più romantico, perchè alla fine è proprio di amore che si parla e che Arianna sta cercando da 30 anni… ma non ve lo svelo! Un romanzo comunque fresco e moderno da leggere senza troppe pretese ma che con le stesse riesce a far riflettere sul rapporto con i genitori, il rapporto di coppia e fra amici e l’amore che se vero non tramonta mai!!!

…per una cena a casa di sua mamma, Arianna acquista del tartufo bianco come questo.

 (immagine presa dal web)

Un libro, una raccolta di racconti e di ricette di un’antica Sicilia con atmosfere e sfumature arabe… Scritto da Maruzza Loria e Serge Quadruppani – siciliani nel sangue – con un’interessante introduzione di Andrea Camilleri – il siciliano più famoso delle narrativa italiana – i racconti sono ambientati nella Sicilia del XI secolo che vede protagonisti la bella Yasmina e Omar – suo fratello – condannato per alto tradimento.  Per amore, Yasmina farà di tutto per scagionare Omar fino a sedurre il sovrano Ruggero I con racconti da “Mille e una notte” ma soprattutto con le sue pietanze culinarie: tutte siciliane, ricche del suo sole con belle sfumature arabe. Come dice Camileri, il libro racconta di storie che riescono ad amalgamarsi fra di loro senza rendere la lettura difficile bensì chiara, scorrevole e sognante. Un libro non solo da leggere ma anche da gustare e da tenere a portata di mano per le sue molteplici (50) ricette. Magico, mai miglior aggettivo poteve farvi capire quanto è bello leggere questa raccolta di Yasmina… amore, sentimento, patos ti portano durante la lettura, a immaginarti ai tempi di favole d’oro da Mille e una notte appunto. Ma veniamo a Yasmina che grazie alla sua bellezza e bravura in cucina, riuscirà per ben sette volte a rinviare il giudizio di Ruggero su Omar e sette sono le cene che Yasmina preparerà. Tutto il libro parla di amore e delle molteplici sfumature e diversità: amore fraterno fra Yasmina e Omar, amore passionale quello che nutre Ruggero I per la bellissima ragazza. Dall’altra parte si raccontano piatti dai sapori e odori siciliani che mischiano anche quelle tipicità arabe, ricette ereditate dalle nonne e dalle mamme tramandate come tradizione vuole fino ad arrivare ai giorni nostri. Sapori di altri tempi che difficilmente rimangono assopiti. Yasmina cucina, prepara i piatti con l’animo puro, con amore e passione, sentimenti che rendono ancor più prelibato il piatto se cucinato con vera armonia di cuore e sentimenti. Quella di Yasmina raccontata nel romanzo, è proprio e vera arte culinaria che non si ferma solo alla bontà del risultato finale bensì ai gesti che aiutano a fare di un cibo propria e vera cultura. Mentre i racconti che fanno da collegamento alle ricette, sono ben sette ricchi di sentimento, aneddoti e curiosità.

… un piatto tipico della Sicilia, LA PASTA CON LE SARDE, ecco la mia versione

(immagine presa dal web)

Direi che il libro mi è piaciuto, ve lo fa capire solo il fatto che ci ho messo un bel po’ di mesi – avete capito bene – per terminarlo. Noioso, lungo: credevo fosse una narrativa più scorrevole, più romanzata invece racconta dettagliatamente, la vita lavorativa e basta di una cameriera di grandi e rinomati ristoranti. Protagonista è Phobe, insignificante ragazza ma già dalla copertina lo si poteva capire, sempre intenta a quello che vuole fare della propria vita. Che vuole fare la scrittrice lo si capisce e come ogni racconto si rispetti, per poter mantenere questo sogno, impara il lavoro di cameriera che la porterà in uno dei ristoranti più famosi e rinomanti della grande mela: il “Per Se” del celebre chef Thomas Keller. Obbligata ad essere sempre perfetta, Phobe dovrà riuscire ad essere sempre raffinata, pulita ed in ordine, educata e pronta ad un’unica risposta – il si – in qualcunque minuto. Phoebe non solo sarà all’altezza della situazione, ma divenuta chef de rang riuscirà a impressionare persino un temibile critico gastronomico del New York Times. L’unica parte del romanzo carina – a parte le indicazioni delle regole per essere una buona cameriera – è la tenere storia d’amore che avrà con un suo collega. Il libro rimane comunque un susseguirsi di regole che ci accompagna nel dietro le quinte di una realtà prestigiosa, il “Per se”, piena di manie, rivalità, di aspetti “tecnici” del mestiere di maitre e alle altre figure che ruotano attorno alla vita di un ristorante. Un commento positivo me lo strappa comunque: capire come sia serio il lavoro di una persona che ha a che fare con tante tipologie caratteriali, che deve sempre eserre carina e gentile anche quando dentro urlerebbe… il lavoro di cameriere non è affatto semplice e leggero…

… e con questo piatto, ideato dopo aver gustato un risotto simile presso un’accademia di cucina, vi lascio alle vostre letture.

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Un “Dolcepensiero”… siamo in pieno carnevale ma niente fritto!!! spero di fare qualcosa durante questa settimana perchè io vivo a cavallo fra il rito romano e quello ambrosiano che avrà la sua fine sabato prossimo!!! oggi vi presento però una torta buona che potreste preparare per la colazione dei vostri bimbi da gustare in questi giorni carnevaleschi di vacanza. Oppure per i più fortunati, gustare una buona fetta prima di fare qualche sciata essendo periodo di settimane bianche: per noi quest’anno nessuna vacanza sotto la neve ma mai dire mai!!! Finito il carnevale, si potrebbe fare una bella capatina nella mia adorata Valtellina!!!

INGREDIENTI

200 grammi di pane integrale di segale

200 grammi di mandorle

200 grammi di farina bianca 00 antigrumi

80 grammi di zucchero semolato

2 uova intere

2 albumi

150 ml di latte intero

120 grammi di burro salato

cannella in polvere q.b.

5-6 chiodi di garofano

1 bustina di lievito per dolci

PREPARAZIONE

Sciogliere a bagnomaria il burro che unirete allo zucchero nella planetaria; quando il composto sarà ben montato e spumoso, aggiungere le uova intere. Unire la farina con il lievito setacciati, un cucchiaino di cannella in polvere e i chiodi di garofano, pestati nel mortaio, ridotti in polvere. Nel mixer tritare finemente il pane con le mandorle e porre il tutto nel composto di uova. Unire anche il latte a filo. Montare gli albumi a neve ben ferma con un pizzico di sale e aggiungerli al composto della torta miscelando bene il tutto con un cucchiaio di legno o una spatola senza smontarli. Porre tutto il composto un una forma a ciambella dai bordi alti in silicone, porla in forno già caldo a 180°C per circa un’oretta.

Con ispirazione a Sale&Pepe – febbraio 2012

Con questa ricetta partecipo al contest di MAMMA PAPERA’S BLOG

“METTI UN DOLCE SANO IN TAVOLA”

Dall’archivio di Dolcipensieri:

LA CIAMBELLA DOMENICANA 

PANIGADA – TORTA DI PANE

PANE ALL’AGLIO ALLA GRIGLIA

BROWNIES AL CIOCCOLATO BIANCO

MUFFIN “CIOCCOLOSO ALLA NOCCIOLA” E MANDORLE

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Un “Dolcepensiero” francese: una calda e profumatissima padella di pollo… profumato grazie alle quattro spezie che poi danno il titolo a questo piatto. La “quatre épices” è una miscela di spezie, quattro appunto, quali chiodi di garofano, noce moscata, cannella e pepe. Esiste anche la versione con l’aggiunta di zenzero e pepe di Giamaica per creare un ottimo condimento perfetto per le carni bianche. Le spezie sono molto presenti in questa pietanza che prevede l’uso di un brodo aromatizzato anch’esso dalle spezie. E’ un piatto francese. In Europa le spezie in cucina sono molto presenti fin dai tempi antichi: si pensi che fin dall’antica Grecia ai nostri romani, le spezie avevano in cucina un ruolo molto importante per insaporire piatti e pietanze. Dopo guerre e conquiste, furono molti i paesi che controllarono le vie delle spezie oppure che, conoscendo luoghi e popolazioni nuove, finirono con il conoscere nuove varietà di aromi e spezie; grandi colonizzatori furono i portoghesi, gli spagnoli, gli olandesi, gli inglesi e i francesi appunto. Al ritorno dai loro viaggi, i colonizzatori portarono con loro le varie spezie che – per alcune di loro, molto rare e preziose – divennero merce di scambio e pagamento quindi entrarono così nelle tradizioni culinarie di questi paesi. La Francia ha portato a casa con le sue conquiste non solo le spezie, ma anche i sapori del Vietnam e del Nord Africa. Questo piatto ne è una prova di queste sfumature che sono entrate nella cucina francese…

INGREDIENTI PER QUATTRO PERSONE

PER LA MISCELA QUATRE EPICES

una decina di chiodi di garofano

1 stecca di cannella

1/4 di pepe nero in grani

1 noce moscata

PER LA CARNE

800 grammi di petto di pollo

1 grambo di sedano + qualche foglia tenera

1 porro

1/2 cipolla bianca

2 spicchi di aglio

125 grammi di carotine

100 ml di creme freiche

una noce di burro

olio d’oliva extravergine q.b.

qualche foglia di lauro

prezzemolo tritato q.b.

timo essicato

sale q.b.

farina bianca q.b.

PER IL BRODO AROMATICO

2 dadi (aromatizzati al pollo)

qualche foglia di lauro

1/2 stecca di cannella

una decina di chiodi di garofano

1 cipolla bianca

sale grosso q.b.

PREPARAZIONE

Preparare la miscela quatre épices: in un mortaio, ridurre i chiodi di garofano, la cannella e il pepe ad una polvere finissima, quindi unire la noce moscata grattugiata al momento (se serve circa un cucchiaino). Tenere in un vasetto di vetro o in un contenitore ermetico per utilizzi futuri (nella ricetta ne serve solo una parte). Questa miscela è perfetta per insaporire carni biance, carni di maiale, zuppe, spezzatini oppure per confezionare il famoso Pain d’épices.

Preparare il brodo aromatico*: mettere in una casseruola alta circa un paio di litri di acqua con i due dadi a cui unirete le foglie di lauro, la cannella, la cipolla nella quale inzilzerete i chiodi di garofano. Portare a bollore, salare con qualche granello di sale grosso e far cuocere poi a fuoco basso per una decina di minuti ancora. Passare il brodo attraverso un colino per filtrarlo.

Preparare il pollo: affettare i petti di pollo a tocchetti lunghi e larghi circa un/due centimetri. Tagliare a cubettini fini il sedano, il porro a lamelle sottili, la cipolla in due pezzi. Sciogliere il burro con l’aglio in una casseruola a sponde alte meglio ancora una wok, unire il pollo e farlo sfrigolare a fuoco alto unendoci tutta la verdura preparata menzionata sopra con l’aggiunta delle carotine. Lasciar cuocere una decina di minuti rigirando di continuo. Aggiungere circa metà brodo delicatamente (se vi sembra troppo aggiungetene meno). Unire un mazzolino di erbe (lauro, foglie di sedano) e un mezzo cucchiaino di miscela quatre épices, portare a bollore dopodichè abbassare la fiamma al minimo e continuare la cottura altri 10 minuti (controllare comunque lo stato di cottura del vostro pollo che può variare in base a come avete tagliato il pollo). Unire un po’ di timo. Scolare il sugo del pollo in una casseruola piccola, unite un tocco di farina bianca per ridurre la salsina su fuoco basso e la creme freiche che farete ben amalgamare con un frustino. Regolare di sale. Togliere il pentolino dal fuoco quando la vostra salsa si sarà ben addensata, eliminare il mazzolino di erbe, unire la salsa al pollo e rigirandolo molto bene su fuoco basso, unire una bella spolverata di prezzemolo tritato.

*(il brodo che vi avanza potete utilizzarlo per un aromatico risotto, ma questa è un’altra ricetta e sarà un altro post…).

Per questa ricetta mi è stato molto utile il libro “Spezie da tutto il mondo” di Manisha Gambhir Harkins con le fantastiche fotografie di Peter Cassidy: il libro oltre a spigare ricette da tutto il mondo, è una bellissima raccolta di notizie storiche sulle spezie di tutto il mondo, sul loro uso e sul loro utilizzo in cucina singolarmente o mischiandoleper farne miscele aromatiche. Di questo libro avevo già parlato qui.

Dall’archivio di Dolcipensieri:

COSCE DI POLLO VELOCI AL LIME E PEPERONCINO

STRUDEL CON FRUTTA CANDITA

GELATO ALLA CANNELLA

RICETTA CHE TROVATE ANCHE QUI

DONNE SUL WEB BANNER

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Un “Dolcepensiero” con tanto di garanzia:… come lo è stato lo strudel di Pellegrino Artusi che vi ho raccontato qui. La pasta una volta cotta era un croccante biscotto e l’interno un ripieno morbido e gustoso, aromatizzato quel tocco giusto che ha creato una perfetta alchimia con le mele. Ma è l’impasto che più mi è piaciuto: semplice e veloce da fare, morbidissimo appena impastato da lasciar riposare un’oretta per poi plasmarlo a piacere per creare uno dei dolci più versatili della nostra cucina… è il ripieno – il vero protagonista – che può essere ricreato e rivisitato come più vi piace… come in questo caso dove ho usato tutta frutta candita per lo più esotica unito a mele e pere. Ottimo!

INGREDIENTI

PER LA PASTA

250 grammi di farina 00

50 grammidi burro

50 grammi di burro salat0

1 bicchiere di latte intero

1 uovo

PER IL RIPIENO

1 mela pink lady

1 pera kaiser

un cucchiaio di mirtilli rossi disidratati

una fetta di ananas, una di papaya e una di mango candito

5-6 albicocche disidratate “I gusti vegetali” Ferri

50 grammi di zucchero a velo

50 grammi di burro

la buccia di un limone non trattato e il suo succo

un cucchiaino di cannella in polvere

un cucchiaino di mix di spezie europee (ingredienti e preparazione le trovate qui)

zucchero a velo per la finitura q.b.

PREPARAZIONE

Nel robot, impastare la farina con i burri fusi a bagnomaria, un uovo e il latte intiepidito quanto basta per farne una pasta piuttosto soda che lascerete riposare un’oretta avvolta in pellicola trasparente in frigorifero. Preparare il ripieno: sbucciare la mela e la pera, privarli del torsolo e affettarli sottilmente; unire la buccia del limone grattugiata e spruzzate con il succo del limone. Unire un cucchiaio di mirtilli rossi, un cucchiaio di zenzero candito a cubettini, una fettina di ananas candito sempre a pezzetti come pure una fettina di mango e una di papaya. Affettare a pezzettini le albicocche. Mescolare bene il tutto unendo la cannella in polvere e il mix di spezie. Lasciare riposare in frigo con la pasta. TiraRe la pasta, dopo averla lavorata un attimo, in una sfoglia sottile e, lasciando gli orli scoperti, distendetevi sopra il ripieno; spolverizzatelo con lo zucchero a velo, e infine, con il burro liquefatto, lasciandone un po’ indietro. Avvolgete la sfoglia sopra sè stessa per formarne un rotolo ripieno che adatterete su una teglia rivestita con carta forno assecondando per necessità la forma dello strudel; con il burro avanzato ungere tutta la parte esterna del dolce, fare qualche taglietto in superficie per far respirare il ripieno e infornarlo in forno ventilato a 180°C per 35 minuti. Appena raffreddato, cospargere di zucchero a velo.

Dall’archivio di Dolcipensieri:

LO STRUDEL DI DICEMBRE

STRUDEL AI FORMAGGI E SEMI DI SESAMO 

STRUDEL SALATO

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Un “Dolcepensiero”: adorabili torte salate perfette per ogni occasione… quella di oggi vede come protagonista il radicchio rosso. Semplice ma dal sapore deciso, ottima gustata tiepida abbinandola ad un bel piatto di assaggi di formaggio, magari i vostri preferiti accompagnando il tutto con un buon vino rosso.

INGREDIENTI

1 rotolo pasta brisée

1 mela pink lady

2 cespi radicchio rosso tardivo

1 scalogno

3 uova

1/2 bicchiere di vino rosso

125 grammi di caprino semistagionato

60 grammi di casera

60 grammi di grana grattugiato

olio extravergine d’oliva q.b.

sale e pepe nero q.b.

PREPARAZIONE

Foderare uno stampo antiaderente di circa 24 cm con la pasta, punzecchiare il fondo con la forchetta. Sbucciare lo scalogno e affettarlo sottilmente. Pulire il radicchio sfogliandolo e lavandolo sotto acqua corrente. Rosolare in padella, per pochi minuti a fuoco medio con un filo di olio evo, lo scalogno; appena appassito, unire anche il radicchio tagliato a pezzi. Saltare bene il tutto in padella, regolare di sale e pepe, intanto pelare e affettare la mela a spicchi. Sfumare con il vino rosso*. Unire le fette di mela e terminare la cottura per ancora un cinque minuti; trasferite il composto nel guscio di pasta. Sbattere le uova con un pizzico di sale, unire il grana e mettere il tutto sulla torta.  Terminare con il caprino spezzettato**, ripiegare i bordi della pasta, spennellarli con l’uovo e terminare con il formaggio casera grattugiato. Cuocere per 30 minuti circa a forno già caldo a 180°C. Sfornare e gustare la quiche tiepida.

*se non amate i sapori decisi, evitare di sfumare con vino rosso ma utilizzate qualche cucchiaio di acqua tiepida per brasare il radicchio.

**sempre per chi non ama i sapori decisi, utilizzate caprini freschi o ricotta.

Con questa ricetta partecipo al contest di

“Sapori di Elisa” dal titolo “VegetariAMO”

Dall’archivio di Dolcipensieri:

QUICHE SALATA SPEZIATA AI BROCCOLI CON NOCI 

RISOTTO AL RADICCHIO CON GAMBERI AL GIN E ARANCIA

LO STRUDEL DI PELLEGRINO ARTUSI

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Un “Dolcepensiero” antifreddo: qualche giorno di tregua con del leggero rialzamento delle temperature giusto qualche grado ma un’altra ondata di gelo sta arrivando giusto per il week-end… i pasti caldi e liquidi riescono in un certo senso ha dare un poco di conforto sia al corpo ma anche all’anima con il loro tepore e la loro bontà! a dire il vero io il minestrone me lo gusto anche durante le giornate di temporale estivo con le verdure del mio orto e anche con quelle del mio papà…

INGREDIENTI PER SEI PERSONE

2 carote

1 porro

1 cipolla

1 cavolo verza

un paio di coste di sedano

2 patate

125 grammi di pisellini fini in scatola

125 grammi di lenticchie

500 grammi di bietole

125 grammi di fagioli borlotti

qualche pomodorino a grappolo

olio extravergine d’oliva

prezzemolo tritato q.b.

brodo vegetale q.b. (circa due litri con due dadi vegetali e qualche granello di sale grosso)

sale q.b.

pepe q.b.

peperoncino q.b.

grana grattugiato q.b.

PREPARAZIONE

Mettere le lenticchie in acqua tiepida per un paio di ore. Preparare il brodo con un paio di dadi vegetali e qualche granello di sale grosso. Lavare molto bene tutte le verdure, sbucciare le patate ridurle a cubetti, tagliare a listarelle i porri. Tagliare a cubettini le carote, il sedano e la cipolla: metterli a soffriggere in un tegame capiente con dell’olio extravergine d’oliva. Quando le verdure del soffritto saranno appassite, aggiungere tutte le verdure precedentemente lavate, sfogliate  e preparate tagliate, unire anche i piselli sgocciolati e i fagioli borlotti anch’essi privati dell’acqua di conservazione e le lenticchie scolate; far rosolare bene tutto insieme mescolando di continuo con un cucchiaio di legno. Coprire quindi il tutto con il brodo (se necessita anche altra acqua) e portare a bollore. A questo punto aggiustare di sale, di pepe e peperoncino. Coprire il minestrone e lasciarlo sobbollire fino a quando le verdure saranno cotte (circa un’oretta). Circa un cinque minuti prima di servire, in ultimo, aggiungere il prezzemolo tritato e completare con un giro di olio extravergine di oliva a crudo. Mescolare molto bene il tutto e eervire il minestrone ben caldo con altro olio a crudo e grana grattugiato.

Dall’archivio di Dolcipensieri:

ZUPPA CAROTE NERE, FAGIOLI ROSSI E LEGUMI CON PANCETTA

MINESTRA DI VERDURE CON PROSCIUTTO CRUDO E CIPOLLA

MINESTRA TOSCANA

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Un “Dolcepensiero” che fa scuola: qualche sera fa Edy, la mia cara amica, ha invitato me e altre due fantastiamiche per una serata solo fra donne, omaggio per il suo compleanno di suo marito. La cena che abbiamo gustato era nell’ambito di una scuola comasca alberghiera “IL CENTRO STUDI CASNATI”. La sala apperecchiata a regola d’arte, era guidata da due capi sala studenti dell’istituto: il nostro capo sala – un ragazzo distinto, serio ed educato – era non solo un perfetto padrone di casa ma anche un perfetto cameriere capace di descrivere i cocktail o i vini presentati per la serata dando consigli per abbinarli al meglio ai piatti del menu’. Un menu’ tutto dedicato al cacao e al cioccolato… una cena perfetta per il contest “CIOCCOLATO STREGATO” che già mi frullava in testa… Abbiamo iniziato con un fresco cocktail per antipasti ottimi: Gambero con salsa al cioccolato e sale delle Hawai, Cubo di lonza di maiale con cioccolato tritato e sale vulcanico, Capasanta con aria di tè e crumble al cioccolato bianco… un perfetto tris gustoso e adorabile, ben impiattato e servito a regola d’arte. Il particolare del sale diverso per bocconcino di antipasto l’ho trovato adorabilmente buono e gustoso, l’abbinamento al cioccolato poi era indubbiamente favoloso, particolare e gustoso. A seguire un Riso al cacao e fois grace, cremoso, cotto a puntino con una bella bistecchina di fois grace saporito e cotto al punto giusto. La seconda portata era il piatto principale che ha dato il titolo alla cena: Quando il cacao fa incontrare il fiume e la montagna ossia filetto di cervo con polenta di farina di castagne e gialla con salsa al cioccolato unito a luccio perca spolverato di cacao e mousse di barbabietola e crema di zucca. Per dessert un tortino al cioccolato con mousse al lampone, assaggini di cioccolatini e per finire un cocktail a base di cognac, cioccolato e cacao. I  camerieri come i cuochi, studenti della scuola, si sono dimostrati efficenti e sempre disponibili… un’occasione che non mi perderò appena vi sarà un’altra serata a tema… Ai ragazzi non posso che augurare una felice carriera, un continuo impegno nello sperimentare e non dubitare mai del proprio estro, insomma di comportarsi come grandi professionisti che poi è quello che hanno fatto trapelare proprio qualche sera fa!!! Ma torniamo a me e al mio blog: da questa serata che mi ha fatto provare la sensazione piacevole di abbinare il cacao al salato – anche se l’avevo già sperimentato in un paio di ricettine – sono rimasta affascinata dell’abbinamento di riso e cacao, purtroppo il fois grace non l’ho trovato e quindi mi sono ricreata a modo mio questo favoloso accostamento e devo dire che mi è piaciuto molto…

INGREDIENTI PER QUATTRO PERSONE

PER L’OLIO AROMATIZZATO

mezzo bicchiere di olio extravergine d’oliva

un cucchiaino scarso di cacao amaro

qualche granello di pepe rosa

PER IL RISOTTO

320 grammi di riso carnaroli

2 litri di brodo vegetale

50 grammi di cacao amaro

qualche granello di pepe rosa

1 scalogno

1 bicchiere di vino bianco secco

60 grammi di grana grattugiato

cacao amaro q.b.

PREPARAZIONE

Almeno un giorno prima, aromatizzare l’olio in cui miscelerete il cacao amaro con una forchettina e in cui farete riposare qualche granello di pepe rosa. Lasciatelo coperto per almeno un giorno oppure se lo preparate in quatità maggiore, ponete l’olio in una bottiglietta per l’uso quotidiano. Mischiate ogni tanto.

Preparare il riso: porre a bollire il brodo; in una padella, scaldare un filo abbondante di olio aromatizzato al cacao (agitare o miscelare prima dell’uso) in cui farete sfrigolare lo scalogno tritato finemente. Tuffare il riso, farlo trasparire e sfumare con il vino bianco secco. Continuare la cottura per circa una ventina di minuti bagnandolo di brodo vegetale. A metà cottura, regolare con qualche granello di pepe rosa ben tritato fresco. A cottura ultimata, mantecare il risotto con il grana grattugiato. Impiattare il risotto terminando con qualche granello di pepe rosa, qualche goccia del fondo di olio e cacao e infine una spolverata di cacao amaro. Servire ben caldo e fumante.

Con questa ricetta vi ricordo il mio contest

Questa ricetta partecipa al contest di

 In punta di ColtelloDolci & delizie di Giusy, “Il Mio Saper Fare”

Dall’archivio di Dolcipensieri:

BRUSCHETTA… FONDENTE

GNOCCHI AL CACAO CON PIZZUTELLI E NOCCIOLE

RISOTTO AL RADICCHIO CON GAMBERI AL GIN E ARANCIA

INVOLTINI DI MERLUZZO CON OLIO AROMATIZZATO ALLE NOCI E PISTACCHI

SMERIGLIO CON POMODORINI, TIMO E PEPE ROSA

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