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Posts Tagged ‘TOSCANA’

PAN CO' SANTI (12)+

Un “Dolcepensiero” sconosciuto: non sapevo l’esistenza di questo dolce per la festa di Ognissanti. Incuriosita nel cercare qualcosa di diverso dal solito, mi sono imbattuta in questo dolce sia in rete sia nel libro di ricette toscane che acquistai quando visitai proprio Siena. Poi qualche rimasuglio di ricordo si è rifatto vivo proprio mentre mi preparavo per l’impasto: andai a Siena per Pasqua e proprio nella piazza, una tra le più popolari, entrai in una pasticceria che realizzava anche dolci su prenotazione. Pur non essendo in periodo, la pasticceria per le feste, realizzava dolci con varianti del tutto personali. Fra di loro vi era il pane dei santi ovvero Pan co’Santi con diversi ingredienti che arricchivano questa pagnotta tipica del mese di ottobre e novembre. Con nocciole e pistacchi, con pinoli e gocce di cioccolato erano molteplici le varianti sul tema che io non mi risparmiai di assaggiare… Con questi ricordi, oggi voglio proporvi questo pane dolce tipico e tradizionale della città di Siena dalle origini antichissime, dal sapore unico. E’ un dolce povero che veniva cucinato il sabato prima della festa di Ognissanti perché solitamente  era la giornata dedicata alla panificazione. E’ un dolce infatti realizzato con la pasta del pane in cui vengono aggiunti “i santi” ovvero uvetta e noci. Io ho aggiuntoanche le nocciole a quella che credo sia la ricetta più simile alla tradizione… non si sa mai… avere qualche santo in più al giorno d’oggi, ih ih ih. Senesi non me ne vogliate! ma chi conosce il mio blog sa benissimo che non voglio per niente rovinare la tradizione ma che amo dare quel tocco anche mio!

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INGREDIENTI

IMPASTO CON MACCHINA DEL PANE

290 ml di acqua tiepida

500 grammi di farina

1 bustina di lievito di birra “mastro fornaio”

3 cucchiaini di sale fino

1 cucchiaino di zucchero

3 cucchiai di olio d’oliva

45 grammi di uvetta bianca

65 grammi di uvetta sultanina

80 grammi di noci

20 grammi di nocciole

100 grammi di zucchero

1 cucchiaino abbondante di cannella

la scorza di un limone

1 tuorlo d’uovo

PREPARAZIONE

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La mia macchina per il pane è una KENWOOD BM250 -programma nr. 8 solo impasto e nr. 9 impasto e lievitazione.

Mettere in ammollo le uvette in acqua tiepida. Tritare grossolanamente le noci e le nocciole. Nella macchina del pane con programma di solo impasto (nr.8), porre l’acqua, la farina setacciata, il sale, il cucchiaino di zucchero, l’olio ed infine il lievito. Unire l’uvetta e la frutta secca mischiata allo zucchero e  alla cannella ed infine la scorza del limone grattugiata. Se occorre aggiungere farina se troppo morbido o acqua se troppo duro l’impasto. Azionare la macchina con il programma di impasto e lievitazione (nr.9). Terminato di lavorare la macchina, lasciare la pagnotta per tre ore al suo interno. Una volta lievitato, rimpastare il composto per pochissimo tempo, conferirgli una forma tonda e disporla su una teglia con carta forno, praticare la classica incisione a croce sulla superficie, spennellare con il tuorlo d’uovo leggermente sbattuto e porre in forno già caldo per 50 minuti a 180°C.

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Dall’archivio di Dolcipensieri:

PANE DI GRANO SARACENO

PANE ALL’UVETTA DELLA SIGNORA BOYLAN e IL LIBRO PANE E ACQUA DI ROSE

TORTA DI PANE AL GIANDUIA

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La Torre di Pisa

PISA… famosissima per la sua torre, è spettacolare il contrasto fra il verde dei prati e il bianco scultoreo dei marmi presenti nella Piazza dei Miracoli.

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Il Battistero di San Giovanni

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Il Camposanto monumentale

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Piazza dei Miracoli

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Pisa l’ho vista solo così… Il tour della mia Toscana finisce qui, ora mi rimbocco le maniche in cucina! buona ripresa…

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TRATTORIA TOSCANA Casa Masi

Via Collerucci, 53 – 50050 – Montaione (FI) telefono: +39 0571-677170 – fax: +39 0571-677042

e mail: info@casamasimontaione.it – http://www.casamasimontaione.it/index_ita.php

La sera era perfetta: tepore nell’aria, cielo pieno di stelle… attraversare le colline fiorentine piene di girasoli e vigneti ne vale veramente la pena se poi si giunge in un ristorante bellissimo. Atmosfera dolce e romantica, luci soffuse e tante candele, tavoli sparsi qua e la sotto alberi divisi da sentieri di ghiaia. In poche parole ci siamo catapultati direttamente in un’altra dimensione… si perché il posto merita. Il ristorante è tipico toscano, noi siamo stati ospiti nella limonaia: dietro di noi tutti i clienti, davanti a noi una parte del bellissimo parco che circonda la trattoria.

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Siamo giunti qui grazie al consiglio di Federico della Villa Dianella; volevamo gustarci una buona fiorentina e devo dire che siamo stati accontentati in pieno, quindi ci siamo goduti della bruschette miste, la fiorentina, un tortino alle mele con crema e un tortino al cioccolato fondente. Il tutto accompagnato dal vino rosso di Villa Dianella.

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La cena è stata perfetta, il servizio puntuale e molto gentile, camerieri giovani e veloci. Le portare giuste nelle dosi. il menù ampio e con una scelta per ogni gusto: noi abbiamo voluto gustarci in pieno la carne ma credetemi il profumo degli altri piatti giungevano fino a noi come per esempio l’aroma intendo del tartufo. Ve lo consiglio caldamente se capitate da queste parti. Il conto nella norma, medio. Ampia scelta di vini anche qui per ogni tasca.

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Se invece siete ad Empoli, potete fare tappa al

RISTORANTE OSTERIA 30

VIA DEL GELSOMINO 30 – EMPOLI (FI) – Tel. 0571 73989

info@allozenzero.it – http://www.osteria30.com/

Una cucina molto semplice ma perfetta per chi ha bimbi perché nel loro menù si possono trovare piatti tipici toscani ma anche piatti semplici ma genuini. Molto gentili i due titolari che con fare garbato, non mancano di un sorriso. La serata era calda e anche se il posto all’interno era molto accogliente e arredato con simpatia e stile, abbiamo cenato lungo i tavoli disposti nella stretta stradina dal nome carino in centro a Empoli. Non mancate di assaggiare il piatto di salumi toscani, buonissime le bruschette, ottimi i tagli di carne e i loro fagioli bianchi con rosmarino serviti tiepidi. Buono anche il loro rosso della casa.

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I prezzi sono nella media, il coperto tipico da trattoria. Se siete a Empoli e volete passare una serata in perfetto relax mangiando bene, è il posto che fa per voi. Si perché sia il locale che i proprietari ti fanno sentire a proprio agio!

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La magia che si può sentire quando si visita una città d’arte, è molto difficile da descrivere. Così come fu per Roma, Parigi e poi tante altre, non so quali parole far scorrere su questa pagina virtuali…

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Badate bene che l’arte costa… in tutti i sensi! Arrivati in macchina da Vinci dove abbiamo alloggiato in Villa Dianella, abbiamo cercato posteggio per la “modica” cifra di 5,30 euro all’ora con anche il dover lasciare le chiavi al posteggiatore senza la ben che minima assicurazione. Di cifre ben più modeste – si fa per dire – è il parcheggio della stazione, comodo e pratico per giungere subito in città; il prezzo è comunque alto: 3 euro all’ora. Se poi volete fare un giro in bus aperto, non potete scegliere se il biglietto valido tutto il giorno oppure se fare una sola corsa per ammirare la città… il biglietto giornaliero si aggira sui 20 euro, i bimbi poco più basso ma non di molto. Ma veniamo all’arte che è meglio. Davanti a voi si presenta il retro della città…

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Ed ecco che subito la città si apre sulla chiesa di Santa Maria Novella con il campanile in stile romantico-gotico. La bellezza dei colori a Firenze è regalata dalle maestose opere architettoniche: arrivare in queste piazze toglie il fiato. Il bianco dei muri è intervallato dai colori delle pietre che creano un magnifico contrasto oltre che un susseguirsi di lavorazioni. Lungo la via ecco che appare la bellissima cupola…

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Appena svoltato l’angolo eccoci arrivati nella piazza dove vi è il centro pulsante dell’intera arte fiorentina, almeno per me, ovvero la zona dove si erge il Duomo… Una vista da togliere il fiato, una bellezza maestosa, un tripudio di gente che arriva da tutto il mondo e nell’aria un continuo sentir “Che bello”, “Meraviglioso ” e “ohh”.

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La Cattedrale prima di essere tale, si chiamava Santa Reparata. Nel 1966 durante degli scavi fatti all’interno del Duomo, furono riportati alla luce dei resti dell’antica chiesa di Santa Reparata. La facciata venne realizzata con i marmi di Carrara e sono di colore bianco, verde e rosa. La cupola venne affidata al Brunelleschi che vinse una gara indetta perché la costruzione di tale parte di edificio si rivelò difficoltosa. Dopo 140 anni di lavori, finalmente la Cattedrale si potè consacrare.

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La facciata ottocentesca è di Emilio De Fabris. La lanterna posta sulla cupola fu prevista dal Brunelleschi ma fu definita nei suoi dettagli architettonici e completata dal Verrocchio. Il Campanile di Giotto fu iniziato nel 1334, fu capomastro fino alla sua morte, poi sostituito dal Pisano, nel 1350 arrivò Talenti a finire i lavori.

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Di fronte alla Cattedrale vi è il Battistero di San Giovanni denominato anche Battistero Fiorentino. La sua pianta è ottagonale. Molto importanti sono le tre porte in bronzo: la Porta Sud che è la più antica, la Porta Nord del Ghiberti e la Porta Est detta Del Paradiso formata da dieci pannelli oggi sostituiti con del copie e che rappresentano il Vecchio Testamento opera del Ghiberti. E’ un gran capolavoro scultoreo del ‘400.

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Lungo le vie del quartiere che costeggiano il Battistero e la Cattedrale, è un susseguirsi di artisti di strada soprattutto vignettisti e raffiguranti.

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Si giunge così alla Chiesa della Badia Fiorentina e al Palazzo del Bargello dove vi risiede il Museo Nazionale fin dal 1859.

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Piazza della Signoria. Il Palazzo Vecchio è caratterizzato dalla Torre.

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Famosissimo e molto fotografato è il Putto con delfino del Verrocchio la cui copia decora la Fontana del Cortile di Michelozzo e la Torre.

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Una meraviglia gli affreschi nel cortile…

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Piazza della Signoria è una delle piazze più belle del nostro patrimonio artistico italiano, una delle piazze più ammirate da turisti di tutto il mondo. Scenografica, meta non solo di turisti ma anche set di molti film anche a livello internazionale: il primo a cui penso è “Hannibal” dove girarono parte del film proprio in Piazza della Signoria e agli Uffizi, quest’ultimo location anche per il film di Dario Argento “La sindrome di Stendhal” così come per “Souvenir d’Italie” pellicola di fine anni ’50 la piazza ispirò il regista. Protagonista indiscusso della scena della piazza è Palazzo Vecchio, sul lato destro si apre la Loggia dei Lanzi di epoca tardo-gotica. Al lato opposto la bellissima Fontana del Nettuno o Fontana di Piazza realizzata dall’Ammannati.

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A seguire il monumento equestre di Cosimo I del Giambologna e Giuditta e Oloferne di Donatello in copia. La Loggia dei Lanzi si compone di grandi arcate con davanti il Perseo del Cellini e il Ratto delle Sabine del Giambologna.

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Il Palazzo Vecchio fu ideato come una fortezza ed è caratterizzato dalla potente torre e dal balcone posto proprio nel centro. A destra del palazzo vi è la copia della scultura più famosa a livello mondiale ovvero il David di Michelangelo.

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Proseguendo da Piazza della Signoria, si giunge agli Uffizi che si affacciano sulla riva dell’Arno. Lungo tutto il piazzale, un susseguirsi di statue ritraggono diversi nomi famosi della storia e dell’arte italiana. A fianco di loro artisti ritraggono i turisti in ritratti. Raffiguranti e attori interpretano in svariati modi personaggi che hanno segnato la storia…

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Molto difficile entrare nella gallerie senza fare qualche coda, è possibile prenotare on-line ma vi consiglio di farlo appena subito organizzate la visita alla città. Per noi non era possibile fino al 21 agosto circa ma era anche la settimana più incasinata dell’anno ovvero quella di ferragosto e Firenze non era invasa solo da turisti stranieri…

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Giungiamo così sul lungo Arno… e si apre lo spettacolo del Ponte Vecchio, il ponte più antico della città con la sua struttura molto caratteristica a tre archi.

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Altra caratteristica del ponte è l’originale fila di casette ai due suoi lati esistenti fin dal ‘300 e che nei secoli hanno avuto modifiche continue pur rimanendo sempre molto particolari. Quasi tutte sono negozi orafi.

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Nel centro il ponte si allarga leggermente e vi è posta la statua del Benvenuti Cellini.

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Dopo una breve sosta alla fine del Ponte Vecchio, si può arrivare a Palazzo Pitti. Anche qui prenotazioni on-line chiuse e coda per la biglietteria e con un bimbo di 7 anni al seguito – malgrado la pazienza di un piccolo adulto – non è possibile abusarne troppo. Il Pitti è il palazzo più grande della città: famoso per le collezioni di moda, il palazzo di apre su una vasta piazza in discesa. Si pensa che il progetto fu del Brunelleschi.

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Incamminandoci per tornare sull’Arno, ci siamo imbattuti nella piazza della Chiesa di Santo Spirito su modello del Brunelleschi ma la facciata non fu mai finita. E forse è proprio questo particolare che incuriosisce i turisti che si soffermano ad ammirare la sua facciata bianca.

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Dalla Chiesa di Santo Spirito si può percorrere il Ponte Santa Trinità considerato dopo Ponte Vecchio, il più bel ponte di Firenze. Fu realizzato dall’Ammannati con visione di Michelangelo.

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E con questo ultimo passaggio, abbiamo terminato il nostro personale giro di Firenze tutta vista dell’esterno. Spero di avervi regalato un giro virtuale per l’arte fiorentina… al prossimo e ultimo post della mia vacanza toscana dove vi farò vedere un po’ di Pisa e vi racconterò di qualche ristorante in cui ho mangiato…

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IMG_8021+ Volete godere di un’oasi di pace in piena Toscana? Se me lo dicevano pochi giorni fa, non ci credevo. Il sito del B&B con le sue belle foto già promettevano bene ma vivere con mano questa bellissima villa è stato veramente una meraviglia. Siamo a Vinci il paese che diede i natali a Leonardo, genio indiscusso del rinascimento. La villa medicea è VILLA DIANELLA FUCINI. La villa è circondata da vigneti e da uliveti della Fattoria di Dianella: infatti in loco si producono vino ed olio. E’ la sua fantastica posizione che oltre a regalare visioni paesaggistiche tipiche toscane, che rende molto comodo al turista potersi muovere e visitare le principali città e paesi quali Firenze a solo una ventina di chilometri, Empoli a pochi minuti, Vinci paesino memore di quel Leonardo che tutti ancora ci invidiano e oltre ai suoi innumerevoli paesini in cui vi è sempre qualcosa da visitare e vivere. IMG_7495+ La villa Medicea di Dianella risale alla fine del XVI secolo ed era utilizzata dai Medici come casino di caccia. La zona in cui fu costruita la villa prende il nome di Borgo Dianella: all’inizio era costituito da pochissime case e la villa, di proprietà dei Medici di Firenze, fu utilizzata come casino di caccia. Il nome Dianella infatti deriva da Diana la dea della caccia. Nel 1700 passò di proprietà alla famiglia Fucini. Il poeta Renato Fucini compose molte delle suo opere in questa villa in dialetto toscano. All’interno nel parco vi è anche una piccolissima chiesa ancora consacrata. IMG_3143+ Dianella è situata in posizione panoramica sulle dolci colline di Vinci, città Natale di Leonardo: da ogni punto del parco si possono osservare le immense distese di vigneti e oliveti. Siamo nel mezzo della campagna del Montalbano, zona ottima nella produzione del vino Chianti DOCG e di vini morbidi e dotati di profumi intensi. La fattoria di Dianella ha una estensione di 90 ettari di cui 25 di vigneto. Nella profondità della villa, i nuovi proprietari Francesco e Veronica Passerin d’Entreves, hanno realizzato un museo dedicato alla produzione del vino e dell’olio. IMG_7526+ Se la villa all’esterno è curata nei minimi particolari senza appesantire la bellezza del posto e rendendo gradevole ogni suo angolo, la parte che più ci ha meravigliato sono state le cantine poste sotto terra e rese molto accoglienti ai visitatori, divenendo come detto sopra, una sorta di museo dedicato a vino e olio. IMG_7510+ I vigneti percorro circa 25 ettari e hanno una densità media di 5500 piante per ettaro. La varietà maggiormente rappresentata è il Sangiovese a cui si uniscono il Colorino, la Malvasia del Chianti, il Cabernet Sauvignon, il Vermentino e il Trebbiano. Il patrimonio olivicolo si estende su una superficie di circa 15 ettari con varietà Frantoio, Leccino, Pendolino e Moraiolo, da cui nasce l’olio extravergine di oliva di Dianella, straordinario per la sua intensità e personalità. Oltre al Chianti la Fattoria Dianella propone il Chianti Riserva, “Le veglie di Neri”, “Il Matto delle Giuncaie”, “Sereno e Nuvole” e “Dolci Ricordi” i cui nomi si ispirano ai titoli delle novelle di Renato Fucini illustre ospite della casa nel secolo scorso. L’ultimo nato è “All’Aria Aperta” un rosè di sangiovese al cento per cento presentato al pubblico il 20 Marzo 2012. IMG_8058+ Ma veniamo al museo dedicato alla produzione vinicola posto all’interno delle antiche cantine storiche della Fattoria di Dianella, un delizioso percorso che racconta la vita agricola, la vendemmia, la raccolta delle olive e i processi di vinificazione e di invecchiamento. IMG_8056+ La visita guidata delle cantine si snoda attraverso le diverse zone di lavorazione e conservazione dei prodotti… IMG_8077+ …dalla cantina con le botti in rovere, alla cantina sotterranea, dalla vinsantaia all’orciaia fino ad arrivare all’area di invecchiamento. IMG_8093+ Poi si arriva all’attuale cantina di vinificazione. Lungo il percorso molti macchinari non più in uso testimoniano i vecchi sistemi di imbottigliamento, filtraggio, etichettatura e tappatura. IMG_8090+ Terminata la visita egregiamente descritta da Federico, siamo stati ospiti presso la loro vineria per un assaggio dei vini…

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IMG_8175+ Qualche informazione sui vini che abbiamo acquistato e assaggiato…

“All’Aria Aperta” – dal colore rosè dal colore rosa tenue. Il suo profumo è aromatico, con note fruttate. Si abbina a numerose preparazioni, ideale come aperitivo ma perfetto anche con i primi a base di pesce.

“Matto delle Giuncaie” – IGT dal colore rosso porpora, uve del sangiovese. Dal buon profumo con note di tabacco e liquirizia, sentori di frutta rossa e nera, leggero sentore di vaniglia. Ottimo se accompagnato a piatti di cacciagione e carni alla griglia.

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“Dianella Chianti” – DOCG dal colore rosso rubino con riflessi porpora. Ha un profumo fresco, sa di violette e frutta rossa. Il Chianti Fattoria Dianella è un vino ideale per ogni occasione. Eccellente con le carni rosse e la selvaggina.

“Veglie di Neri” – IGT dal colore rosso rubino con riflessi violacei. Il suo profumo ha note floreali. E’ un vino da bere giovane ma non disdegna un po’ di riposo in bottiglia. Offre il meglio di sé se abbinato a carni di manzo stufate o saltate in padella, arrosti e carne di maiale. Bene anche su formaggi saporiti.

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“Olio Extra Vergine di Oliva Fattoria Dianella” ha un colore che sfuma dal verde al giallo oro. Il suo profumo è particolare: ovvio aromi di oliva fresca ma accompagnati da sentori di carciofo e foglia verde. Ha un sapore fruttato con nota piccante e leggero retrogusto amaro. Ideale usato a crudo. Tutti i vini e l’olio di loro produzione possono essere assaggiati e gustati in loco, si possono anche acquistare e se volete sono disponibili lezioni di cucina…

IMG_3105+ Il B&B dispone per ora di tre grandi camere da letto matrimoniali con un grande bagno: la nostra era la Lavanda Room dove c’è stato molto comodamente il secondo lettino per il mio Matteo. L’anticamera con un grande armadio e una toilette per il trucco era antecedente lo spazioso bagno con doccia e vasca da bagno. L’arredo chic in stile country molto fine e ricercato con nuance tutte color lavanda, anche per le altre suite i colori sono tutti pastello nelle sfumature rosa e salvia. Federico ci ha rivelato che a settembre la villa vedrà lavori di ampliamento con qualche camera in più, la piscina e una piccola spa… sicuramente la scusa perfetta per noi per ritornarci e anche molto volentieri! Pulizia perfetta, riordino ottimo, camera sempre profumata e accogliente. IMG_8044+

IMG_8068+ La colazione tipicamente italiana, semplice e sempre fresca… servita in veranda, un bellissimo risveglio nel fresco della mattina toscana. Un consiglio… renderla più “europea”… i turisti stranieri sono tantissimi! IMG_3119+

La villa ha un bellissimo parco, ogni angolo ha un qualcosa di particolare, nell’aria il continuo frinire di cicale e grilli, il profumo di pini e fiori rendono il soggiorno perfetto per rigenerarsi e ricaricarsi dallo stress e dai problemi quotidiani…

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Oltre a piante di ulivo e vigneti, nel parco della villa ci sono parecchie piante di limoni e nelle varie ville e agriturismi che abbiamo potuto visitare come in Villa Dianella, esistono verande al coperto che vengono chiamate Limonaie, luoghi in cui nei mesi invernali, vengono appunti messi al riparo i grossi vasi di limoni…

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Villa Dianella Fucini

Fattoria Dianella via Dianella, 48 – 50059 Vinci (Firenze) – Italia

Tel +39 0571 508166 – Fax +39 0571 904615

Email: info@villadianella.it – http://www.villadianella.it

…A seguire il post su Vinci e Leonardo.

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(immagine presa dal web)

Buone vacanze a tutti!!!

Per quest’anno noi vacanze culturali che passeremo a Firenze…

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(immagine presa dal web)

a Vinci il paese di Leonardo e poi vedremo dove ci porterà la voglia di scoprire questa parte di Toscana… Ci vediamo al mio ritorno con il reportage… buon relax a tutti voi!!!

Se volete sbirciare il nostro scorso viaggio in Toscana, qui troverete il mio reportage… Pienza, San Quirico d’Orcia e Montalcino, Siena, Città della Pieve.

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Un “Dolcepensiero”: il ragu’ di cinghiale nella mia cucina non manca, almeno una  volta all’anno lo cucino per accompagnare un bel piatto di tagliatelle o fettuccine; questo è il periodo della caccia al cinghiale e i nostri monti brianzoli, sono stati ben ripopolati se poi ho un suocero cacciatore, il gioco è fatto. E’ un piatto tipico soprattutto della Toscana ma comunque presente un po’ in tutta la penisola dove vi sono monti: anche in Sardegna per esempio viene cucinato spesse volte. La mia versione è molto leggera, condisco della pasta lunga meglio ancora se fresca ed infine una bella spolverata di nocciole a tocchetti fini ma non troppo.

INGREDIENTI PER SEI/OTTO PERSONE

650 grammi di polpa magra di cinghiale

PER LA MARINATURA

300 ml di vino rosso corposo

2 spicchi di aglio bianco

1 carota

1 cipolla bianca

1 gambo di sedano

chiodi di garofano q.b.

PER IL SUGO

1 carota

1 gambo di sedano

1 cipolla bianca

1 dado vegetale

1 bicchiere di latte

olio extravergine di oliva q.b.

pepe nero macinato fresco q.b.

1 peperoncino piccante

1 litro di passata di pomodoro

3 cucchiai di concentrato di pomodoro

1 rametto di rosmarino

sale q.b.

1 rametto di salvia

PREPARAZIONE

Marinare la carne di cinghiale ponendola un giorno prima nel vino rosso contenente l’aglio, la cipolla con infilzati un po’ di chiodi di garofano, il sedano e il rametto di rosmarino legato alla salvia. Passate 24 ore, tagliare a cubotti la carne di cinghiale sgocciolata; mondare e tritare a dadini piccolissimi un’altra cipolla, un’altra carota, altro sedano e  farli soffriggere in un capiente tegame contenente l’olio di oliva. Dopo una decina di minuti, unire la polpa di cinghiale, farla rosolare anch’essa e poi regolare di sale, unire il dado e il peperoncino. Aggiungere il concentrato di pomodoro e la passata diluita con un bicchiere di acqua calda, lasciare cuocere a fuoco dolce, girando di tanto in tanto; se occorre perchè troppo asciutto, aggiungere al ragù della passata di pomodoro ma diluita con un po’ più di acqua calda fino al termine della cottura. La cottura si aggira intorno alle tre ore circa, ma assaggiate sempre la morbidezza della carne quindi regolare se necessario ancora di sale e spolverare con del pepe nero macinato fresco. Una decina di minunti prima di condire con questo sugo la vostra pasta (preferibilmente tagliatelle o pappardelle) unire un bicchiere di latte avendo cura di amalgamare bene il tutto facendo salire di bollore.

Adoro la Toscana che mi ha completamente stregato l’ultima volta che ci sono stata

quindi partecipo volentieri al contest del blog: “PAN DI RAMERINO

dal titolo “LA TOSCANA NEL PIATTO

Dall’archivio di Dolcipensieri:

INVOLTINI DI VERZA CON RAGU’ DI CARNE 

TAGLIATELLE DI RAGU’ DI CINGHIALE

CINGHIALE IN UMIDO CON POLENTA

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Un “Dolcepensiero” freddoloso: se il giorno dell’Immacolata sembrava più Pasqua che Natale per il sole tiepido e il cielo completamente azzurro, i giorni a seguire si sono invece rivelati freddi e nuvolosissimi. Passeggiare per le vie di Como tutta bardata, ha fatto comunque pensare ancor di più al Natale sempre più vicino, tra le mani buste e pacchi colorati immersi nella “Città dei Balocchi” e qua e la artisti di strada pronti a rallegrare le vie tristi della città. Molti si lamentano che Como è fredda sempre sporca e spoglia- anche e soprattutto a Natale –  almeno queste sono le impressioni di chi ci abita, ma io quest’anno ne sto apprezzando molti angoli e viuzze celate dietro alla grandi piazze. H potuto passeggiare sola soletta nelle ore più calme, durante le pause pranzo mentre aspettavo per la fisioterapia, è ho scoperto negozietti carini per niente pretenziosi bensì ben orgogliosi di proporre i loro più belli prodotti, botteghe dal sapore anche artigianale con un sapore di altri tempi ma specchiati al moderno… insomma un bel tesoro da visitare. Se poi amate acquistare prodotti locali, nella grande piazza che si affaccia sul lago, graziose casette di legno fanno da scenario per la vendita dei più buoni prodotti lariani e non solo. Un paese incantanto custodito in una bella città. Ben felice di essere ritornata a casa, un caldo piatto di minestra era la giusta ricompensa per tanto “sforzo”…

INGREDIENTI PER SEI PERSONE

100 grammi di piselli*

50 grammi di orzo*

50 grammi di farro*

40 grammi di ceci*

50 grammi di lenticchie verdi*

50 grammi di lenticchie rosse*

40 grammi di fagioli cannellini*

40 grammi di fagioli borlotti*

40 grammi di fagioli neri*

40 grammi di fagioli rossi*

1 carota

1 costa di sedano

2 scalogni

2 dadi vegetali in gelatina

pecorino toscano di Pienza semistagionato

olio extravergine d’oliva

qualche peperoncino essicato

mix di pepe nero, bianco e rosa

qualche granello di sale grosso

crostini di pane toscano

PREPARAZIONE

*Tutti gli ingredienti con l’asterisco li ho acquistati in un negozio di prodotti biologici, sia i legumi che i cereali sono prodotti essicati… quindi

…in una ciotola unire tutti i legumi e i cereali e coprirli interamente con acqua calda per circa un paio di ore minimo. Al termine delle due ore minime, scolarli con uno scolapasta e sciacquateli. Far bollire due litri di acqua, sciogliervi i dadi. Nella pentola “Creuset, mettere un filo di olio evo unendo lo scalogno tagliato sottilmente, far imbiondire lentamente, aggiungere poi la carota e il sedano tagliati a dadini piccolissimi. Unire un terzo del brodo ottenuto, aggiungere mescolando tutti i legumi e i cereali con il restante brodo, far cuocere per circa un’ora continuando a mescolare. Passare a regolare con qualche granello di sale e il mix di pepe, continuare ancora la cottura per un’ora, se si asciuga troppo aggiungere altro brodo e terminare con il peperoncino spezzettato. Servire la minestra ben calda con una spolverata di pecorino e un filo di olio a crudo, aggiungere qualche crostino di pane toscano.

Con questa ricetta partecipo al contest di “MENTA PIPERITA AND CO.”

dal titolo ZUPPE E MINESTRE”A cena con Julie e Marek: largo alle zuppe”

 

Dall’archivio di “Dolcipensieri”:

MINESTRA DI VERDURE CON PROSCIUTTO CRUDO E CIPOLLA 

PASSATA DI CECI PROFUMATA AL ROSMARINO CON DITALINI

PICI ALL’AGLIONE

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Be non potevo non finire con un post in cui ho radunato tutti i miei acquisti e poi la location mi ha regalato colori e sfondi bellissimi.

I pici sono un tipo di spaghetti fatti a mano toscani. La loro ricetta è estremamente semplice: acqua, farina e pochissimo uovo. Il nome pici deriva dal fatto che chi lavora la pasta deve, alla fine, ottenere uno spaghetto lungo e corposo. I condimenti classici sono ragù di carne o “all’aglione”, un sugo di pomodoro saporito e agliato (vi prometto a presto la ricetta). Se non volete passare tanto tempo ai fornelli, il sugo all’aglione è presente in vendita già pronto all’uso in comodi vasetti oppure ci sono anche dei pacchetti con tutte le spezie secche.

Oltre ai famosissimi pici, ho acquistato anche degli spaghettini dell’Orcia, ottimi anche loro con il sugo all’aglione. Ottimi come antipasto, in Toscana si possono gustare i crostini con vari sapori (famosi sono quelli con i fegatini di pollo e con il tartufo), stessi sapori che si possono acquistare in vasetti di vetro per poi goderseli anche a casa: di regola con del buon pane toscano, quello senza sale per capirci.

Ed eccoci all’oro che si usa in cucina: lo zafferano; anche se tutt’oggi di prodotti d’eccellenza anche le nostre comuni cucine se lo possono permettere, io considero lo zafferano una sorta di “oro” soprattutto per la manualità che serve per raccogliere i suoi preziosi pistilli. Da circa vent’anni, Città della Pieve coltiva il suo zafferano e dal 2003 nacque il Consorzio “Alberto Viganò” per la tutela del “Il Croco di Pietro Perugino – Zafferano purissimo in fili di Città della Pieve”. Il Consorzio è stato costituito per la tutela dello Zafferano di Città della Pieve e si propone di distinguere, tutelare e promuovere la produzione ed il commercio salvaguardandone la tipicità e le caratteristiche peculiari. La sua coltura è faticosa, dopo ore di lavoro chinati con la schiena piegata, alla fine si ottengono pochissimi chili di prodotto (un chilo di pistilli di zafferano corrispondono circa a 200.000 fiori di croco). Lo zafferano nasce infatti dal fiore di croco che rimane sotto forma di bulbo per tutto l’anno per fiorire poi in due settimane d’ottobre. La sua raccolta in steli deve avvenire però prima che fiorisca aprendo dolcemente i petali e prelevando i tre pistilli che ogni fiore può avere. Si passa poi a far essiccare ad una temperatura di circa 40-45 gradi per poche ore per poi poter passare alla vendita. Poi ho acquistato, in un negozio di prodotti biologici, un risotto alle rose.

 

Non poteva mancare il panforte se poi acquistato nella piazza del palio di Siena, fa più chic, voi cosa ne dite? Ho preferito quello classico per me da acquistare al taglio, al cioccolato o classico per qualche mia amica golosa, invece al cioccolato e fichi per la mia mamma che ama questi frutti. Anche se è un dolce tipicamente natalizio, il panforte in Toscana è presente tutto l’anno: è un dolce che nacque verso l’anno 1000 e che veniva confezionato dagli speziali (farmacisti al tempo) destinato alle tavole dei ricchi nobili o del clero confezionato con conce di arancia, cedro e melone, mandorle, droghe e spezie costosissime per quei tempi. Gli ingredienti sono rimasti immutati nei secoli fino all’arrivo della regina Margherita a Siena: uno speziale preparò un panforte senza melone e con una copertura di zucchero vanigliato anziché di pepe nero.

Altri dolci tipici della Toscana sono i ricciarelli e i cantucci. I ricciarelli sono dei biscotti a base di mandorle, una ricetta tipica senese che ha origini in un castello a Volterra (Li). Di forma ovale simile a un chicco di riso ingrandito, hanno pasta morbida delicata con sapore di pasta di mandorle spruzzati di zucchero a velo che li rende ancora più dolci e piacevoli. Mentre i cantucci sono biscotti tipici di Prato molto secchi ottenuti tagliando a fette il filoncino di pasta ancora caldo. La prima ricetta viene ancora custodita in un archivio di stato perchè si tratta di un manoscritto molto antico. Nel XIX secolo, la ricetta è stata modificata e da allora è rimasta tale e quale. Arrivati a Parigi, i biscotti ottennero successo. L’impasto è composto esclusivamente da farina, zucchero, uova, mandorle non tostate ne spellate e pinoli. Come dessert o fine pasto, vengono solitamente abbinati ad una bottiglia di vin santo toscano.

Il pecorino di Pienza. Acquistare una forma di pecorino in una bottega del posto, è un fatto di sensazioni perchè appena entri in negozio, ti avvolgono i vari sentori dei formaggi esposti. Il pecorino di Pienza è un formaggio di nobili antichità: prima si faceva chiamare “Pecorino delle Crete Senesi”. La sua nascita si pensa risalga addirittura al periodo neolitico per via dei ritrovamenti di ciotole per la lavorazione del latte in un villaggio preistorico di Pienza. A tutt’oggi è un prodotto di cui l’Italia fa bene vantarsi; prodotto con caglio vegetale di latte di pecora, il sapore è un mix tra dolce e amaro. La sua stagionatura può variare ma è bene aspettare almeno 30 giorni fino a 4 mesi per avere una più che corretta stagionatura. E’ un marchio DOP. Ottimo con il miele e le marmellate di frutta.

Il salame di cinta senese l’ho acquistato in un negozio prima di arrivare nei vicoli vicino alla piazza. Ricavato dalle carni della Cinta Senese appunto, risale al XIV secolo: è un grosso salume insaccato in budello naturale di peso che varia dai 500 gr ai 2 kg. Compatto nella pasta di colore rosso scuro, dal profumo intenso. Dalle stesse carni si ricava anche il taglio per la famosissina fiorentina. Il salame di Cinta senese viene prodotto da vari macellai e norcini della provincia di Siena riuniti in un consorzio.

Il formaggio pecorino è la specialità gastronomica della Val d’Orcia. Oltre al pecorino di Pienza, considerato il migliore d’Italia, ci sono altre varietà di pecorino presenti in valle. Grazie alle erbe presenti nei prati che vanno dalla Val d’Orcia alla Val di Chiana, il latte delle bestie, risulta molto profumato regalando al formaggio un eccellente sapore. Il pecorino pientino è un formaggio stagionato prodotto con latte ovino pastorizzato, sale, caglio e fermenti lattici selezionati. Il rossellino di Pienza è riconoscibile grazie al suo colore esterno rosso. Confezinato con latte di pecora, è buono se consumato semi-stagionato per sentire meglio il tipico sapore dei formaggi toscani. Il Corsignano – alta stagionatura – deve il suo nome al paesino omonimo, dove nacque Papa Pio II: è un piccolo borgo a sud di Siena. Papa Pio II, trasformò l’antico borgo di Corsignano in una città che, proprio in suo onore, prese il nome di Pienza.

Le cipolle di cannara vengono coltivate da secoli nel paesino di Cannara, appunto, in terreni argilloso-sabbiosi, ricchi di silice, che forniscono le caratteristiche ideali per lo sviluppo del bulbo che richiede acqua ma senza ristagni. Sono un presidio Slow-Food: note sono le sue proprietà e qualità che possiede, tali da renderla ormai famosa in tutta Italia: incredibile è la sua dolcezza e la sua tenerezza della polpa. Le mie cipolle acquistate sono quelle bianche col bulbo appiattito dal sapore più intenso:  ottime per le zuppe, ideali da fare al forno o cotte alla brace. Tutto, nella coltivazione della cipolla è fatto a mano e con grande cura. Le cipolle vengono poi legate a mazzi a formare una treccia con del giunco poi stese sul terreno ad asciugare ma senza avere la luce diretta del sole. La loro conservazione può durare persino un anno tante che in passato, venivano usate come merce di scambio.

Il Brunello di Montalcino è un vino pregiato di colore granato vivace, con profumo intenso e con sapori di sottobosco e piccoli frutti; adattissimo per lunghi invecchiamenti, migliora nel tempo: si va da un minimo di 10 anni fino a 30 anni a volte anche di più.

La conservazione del Brunello di Montalcino è ottima se in cantina frescasenza sbalzi di temperatura, buia, senza rumori e odori; le bottiglie tenute coricate.

Abbinamenti ideali del Brunello di Montalcino, sono con carni rosse, selvaggina con contorni di funghi e tartufi, formaggi (logicamente il pecorino) ma è perfetto anche come vino da meditazione: avere fra le mani un calice di brunello regala ottime sensazioni, un calice che deve essere ampio e panciuto.

Il Brunello di Montalcino dovrà essere servito ad una temperatura di circa 18°C-20°C. Per i vini più invecchiati, meglio decantarli qualche ora prima.

Il Rosso di Montalcino è un vino DOC prodotto nelle cantine di Montalcino. Di colore rosso con odore intenso e dal sapore asciutto e caldo, è il mio preferito: appena stappo una bottiglia, ne gioisco a sentire il suo strepitoso profumo. Ideale per la cucina toscana, può accompagnare primi di pasta con sugo di carne, pollame e carni di maiale e vitello, funghi o tartufi e risotti compositi; secondi preparati con carni di maiale o vitello salsato. Deve essere servito ad una temperatura di circa 18 °C. 

Le birre del birrificio San Quirico sono due (Giulitta e Iris ad alta fermentazione mentre la Giulitta è una birra a doppio malto di fermentazione alta).

Anche vini bianchi in territorio toscano: la Vernaccia di San Gimignano è ora un marchio DOCG, il primo vino italiano a ricevere il marchio DOC nel 1966. Di colore giallo paglierino, dorato quando invecchiato. L’ odore è fruttato/agrumoso con sfumature floreali vicini alla ginestra e mimosa. Di buon sapore asciutto e fresco con retrogusto amarognolo di mandorla amara. Viene prodotto nelle zone vicinissime a San Giminiano e la sua consumazione non deve superare i due anni. Ottimi con primi piatti di salse bianche, fritture e piatti di pesce, uova e carne bianche. Ottimo anche come aperitivo, ideale con gli antipasti. La temperatura di servizio è fredda 8 °C – 12 °C.

E’ un olio sublime, per me: le olive vengono scelte con estrema cura e portate immediatamente al frantoio per evitare l’aumento dell’acidità delle olive rischiando di diventare amare. Al frantoio le olive vengono macinate a freddo e poi pressate a torchio. L’olio extravergine d’oliva Avignonesi è un olio con carattere pieno e strutturato,molto persistente.

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Di parlare della Toscana non ho finito… ma non potevo aspettare a pubblicare questo bellissimo post. L’ultimo giorno di permanenza in Toscana, l’abbiamo passato a Montepulciano zona famosissima per il suo nobile vino che io adoro. Anche Montepulciano è posto su una collinetta (come si vede dalla foto), è un paesino molto grazioso che ti fa subito pensare a guerrieri con armature e dolci donzelle in abiti dai colori vivaci intente a preparare pranzi lucculiani… è questa l’aria che respiri mentre ti immeti nel paese dopo aver passato la porta principale.

Le botteghe sono quasi tutte costruite in anfratti con muri a vista che regalano un’emozionante suggestione fiabbesca. Una cosa è certa… il loro buon vino, nobile e decisamente famoso. Le vie del paese sono un susseguirsi di botteghe ed enoteche/ristoranti dove gustare le prelibatezze della Toscana.

E i nostri acquisti non potevano che essere solo ed esclusivamente TUTTO VINO e anche olio, non si può andare a casa senza un nobile di Montepulciano.

Famosissimo e apprezzato in tutto il mondo, il Nobile di Montepulciano era già famoso ai tempi degli Etruschi, oggi marchio D.O.C.G. Il nome Vino Nobile deriva dalla sua qualità e dal fatto che veniva usato nelle tavole dei nobili e dei signori di Montepulciano. I vigneti devono far parte esclusivamente del comune di Montepulciano e solo in quelli può essere prodotto. Prima della vendita al pubblico, sono obbligati a passare ben 2 anni dalla vendemia.  Il Nobile di Montepulciano è un vino dal colore rosso granata a riflessi aranciati, i suoi profumi ti avvolgono e si sentono susine, lamponi e viola mammola. Il gusto è asciutto; il Nobile di Montepulciano va conservato con la bottiglia orizzontale. Si accompagna bene con arrosti di carni bianche e rosse, con l’umido, selvaggina e formaggi stagionati e piccanti (pecorino di Pienza o il formaggio di fossa). Servire alla temperatura di 18-20°C, aprendo la bottiglia almeno due ore prima dell’utilizzo.

 

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