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Posts Tagged ‘uva sultanina’

PAN CO' SANTI (12)+

Un “Dolcepensiero” sconosciuto: non sapevo l’esistenza di questo dolce per la festa di Ognissanti. Incuriosita nel cercare qualcosa di diverso dal solito, mi sono imbattuta in questo dolce sia in rete sia nel libro di ricette toscane che acquistai quando visitai proprio Siena. Poi qualche rimasuglio di ricordo si è rifatto vivo proprio mentre mi preparavo per l’impasto: andai a Siena per Pasqua e proprio nella piazza, una tra le più popolari, entrai in una pasticceria che realizzava anche dolci su prenotazione. Pur non essendo in periodo, la pasticceria per le feste, realizzava dolci con varianti del tutto personali. Fra di loro vi era il pane dei santi ovvero Pan co’Santi con diversi ingredienti che arricchivano questa pagnotta tipica del mese di ottobre e novembre. Con nocciole e pistacchi, con pinoli e gocce di cioccolato erano molteplici le varianti sul tema che io non mi risparmiai di assaggiare… Con questi ricordi, oggi voglio proporvi questo pane dolce tipico e tradizionale della città di Siena dalle origini antichissime, dal sapore unico. E’ un dolce povero che veniva cucinato il sabato prima della festa di Ognissanti perché solitamente  era la giornata dedicata alla panificazione. E’ un dolce infatti realizzato con la pasta del pane in cui vengono aggiunti “i santi” ovvero uvetta e noci. Io ho aggiuntoanche le nocciole a quella che credo sia la ricetta più simile alla tradizione… non si sa mai… avere qualche santo in più al giorno d’oggi, ih ih ih. Senesi non me ne vogliate! ma chi conosce il mio blog sa benissimo che non voglio per niente rovinare la tradizione ma che amo dare quel tocco anche mio!

PAN CO' SANTI (22)+

INGREDIENTI

IMPASTO CON MACCHINA DEL PANE

290 ml di acqua tiepida

500 grammi di farina

1 bustina di lievito di birra “mastro fornaio”

3 cucchiaini di sale fino

1 cucchiaino di zucchero

3 cucchiai di olio d’oliva

45 grammi di uvetta bianca

65 grammi di uvetta sultanina

80 grammi di noci

20 grammi di nocciole

100 grammi di zucchero

1 cucchiaino abbondante di cannella

la scorza di un limone

1 tuorlo d’uovo

PREPARAZIONE

PAN CO' SANTI (32)+

La mia macchina per il pane è una KENWOOD BM250 -programma nr. 8 solo impasto e nr. 9 impasto e lievitazione.

Mettere in ammollo le uvette in acqua tiepida. Tritare grossolanamente le noci e le nocciole. Nella macchina del pane con programma di solo impasto (nr.8), porre l’acqua, la farina setacciata, il sale, il cucchiaino di zucchero, l’olio ed infine il lievito. Unire l’uvetta e la frutta secca mischiata allo zucchero e  alla cannella ed infine la scorza del limone grattugiata. Se occorre aggiungere farina se troppo morbido o acqua se troppo duro l’impasto. Azionare la macchina con il programma di impasto e lievitazione (nr.9). Terminato di lavorare la macchina, lasciare la pagnotta per tre ore al suo interno. Una volta lievitato, rimpastare il composto per pochissimo tempo, conferirgli una forma tonda e disporla su una teglia con carta forno, praticare la classica incisione a croce sulla superficie, spennellare con il tuorlo d’uovo leggermente sbattuto e porre in forno già caldo per 50 minuti a 180°C.

PAN CO' SANTI (41)+

Dall’archivio di Dolcipensieri:

PANE DI GRANO SARACENO

PANE ALL’UVETTA DELLA SIGNORA BOYLAN e IL LIBRO PANE E ACQUA DI ROSE

TORTA DI PANE AL GIANDUIA

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Ciao cari amici e care amiche

DOMANI MARTEDI 17 GENNAIO

sarà l’ULTIMO GIORNO DI CONTEST

utile per postare le vostre ricette!

Avrete tempo fino allo scoccare della mezzanotte…

Quindi vi lascio un post con libro, recensione e ricetta con ingredienti e preparazione.

Ho appena finito di leggere “LE RICETTE DI NEFERTITI” di BRUNO GAMBAROTTA: un romanzo simpatico con una vena ironica perfetta fra le righe e personaggi di una Torino comica. Tra le mani di un docente di egittologia arriva il mitico quaderno di cucina della regina Nefertiti con dodici ricette di cui si favoleggia da moltissimi anni e creduto perso per sempre. Diviene così in quel di Torino, famosa anche per il museo egiziano, l’evento dell’anno perchè il documento che riporta le ricette afrodisiache della bella regina, vengono ritrovate nei depositi del museo stesso donati perchè convinti siano papiri di valore minore. Dodici ricette di mille e mille più anni scritte su fogli di papiro, le uniche ricette dell’antico Egitto finora conosciute e ritrovate e soprattutto ricette di quella che fu la regina più famosa dell’antico Egitto, donna descritta sempre affascinante e molto bella, che si pensa preparava per attizzare il desidero dello sposo Akhenaton. E’ così che questi tesori vengono dati in mano all’egittologo del museo Paolo Maria Barbarasa per studiarli anche grazie alla fondazione che paga gli studi e le ricerche del museo; il presidente di tale fondazione decide così di renderli pubblici per dare una nuova spinta sia al museo che alla sua fondazione. Ma i papiri spariscono… per riapparire nelle tasche di belle e brutte signore della borghesia torinese, tutte femmine collegate all’egittologo, ricette accompagnate da lettere con confessioni d’amore e sessuali scritte dal pugno, così semprerebbe, di Paolo Maria. Ora per Paolo arriva l’arduo compito di reperire tali reperti richiedendoli alle donne in cambio di altre promesse e non solo d’amore. Durante la ricerca difficile di reperirli, Paolo Maria scopre che la sua stessa moglie Angelica è stata la promotrice di questa caccia al tesoro con desideri erotici abbinati. Inizia così il coinvolgimento di tante figure femminili intorno ad un unico uomo, ogni donna descritta con maestria golliardica degna di quella vena di attore che Bruno a coltivato in tantissimi anni di onorata carriera ora messa nero su bianco. La guerra dei papiri inizia così fra promesse e ricatti in cui tutti cercano di avere fama e una piccola vetrina durante la cerimonia di presentazione dei papiri al pubblico torinese. La lettura di questo romanzo è piacevole e molto scorrevole, lo stile semplice ma accattivante con l’uso di vocaboli che rendono in pieno il pensiero che si sta leggendo riuscendo a prendere in giro la borghesia moderna delle città. Nel romanzo le figure femminili tante e diversissime fra di loro, sono uno spasso a leggerle: troviamo l’artista fin troppo anticoformista presa poi per matta, la classica moglie senza figli e quindi amantissima di animali soprattuttocani all’impiegata in politica, la giovane assistente di un dentista che scappa all’estero con il fidanzato alla moglie fedele con amanti al seguito. Il filo conduttore, l’erotismo, è comunque preso solo in versione ironica: i sogni erotici di Paolo Maria sono particolari e strambi con donne qualsiasi conosciute anche semplicemente al bar. Fantastica la parodia sulla sofferenza di Paolo Maria: infatti la moglie Angelica racconta alle sue rivali in amore, che il marito soffre di una forma di sex addiction, un comportamento sessuale compulsivo che, nel suo caso, si manifesta per lo più in fantasie. Nei manuali di patologia sessuale è conosciuto come “Sindrome di Arcore” dal nome della località della Brianza dove è stato diagnosticato per la prima volta…!!! Un libro troppo spassoso, un buon libro da cui trarre la classica commedia degli equivoci, per me sarebbe una spiritosa e alquanto diversa fiction: ci sono tutti gli argomenti, il mistero, la comicità, la cucina, vizi attuali e una bella dose di malizia. Delle dodici ricette non vi è nessun ingrediente e preparazione acclusa: solo una giusta descrizione di cosa potevano mangiare all’epoca gli antichi egizi e di cio’ che avevano a disposizione come materie prime.

Ma cosa centra il romanzo di Bruno con l’Artusi? sul primo vi ho recensito in modo personalissimo il suo mio primo libro, sul secondo non spendo parole perchè è strafamoso ma posso dirvi che il collegamento è tutto dovuto alla rigida e noiosissima moglie di Paolo Maria, Angelica che durante una prova dei piatti di Nefertiti in casa del titolare della fondazione, vorrebbe portare lo strudel dell’Artusi cucinato da lei e suo vanto culinario… e quindi veniamo alla ricetta. Io non posseggo nessuna ristampa dell’Artusi bensì l’ho fotocopiato quasi tutto un giorno di qualche anno fa quando un gentilissimo signore anziano mi prestò la sua versione tra l’altro molto vecchia… Lo strudel è la ricetta nr. 559 e apre il capitolo della pasticceria.

LO STRUDEL DI PELLEGRINO ARTUSI ricetta nr.559

Dice l’Artusi: “non vi sgomentate se questo dolce vi pare un intruglio nella sua composizione e se dopo cotto vi sembrerà qualche cosa di brutto come un enorme sanguisuga, o un informe serpentaccio, perchè poi al gusto vi piacerà.

Mele reinettes, o mele tenere, di buona qualità, gr. 500 (io ho usato le mele pink lady)

Farina, grammi 250 (io ho usato quella antigrumi)

Burro, 100 grammi (io ho usato quello salato)

Uva di Corinto, grammi 85 (ossia la sultanina)

Zucchero in polvere, grammi 85

Raschiatura di un limone

Cannella in polvere due o tre prese

Spegnete la farina con il latte caldo, burro, quanto una noce (io ho scaldato il latte nel micronde e poi vi ho sciolto il burro), un uovo e un pizzico di sale (che io ho evitato aveno usato il burro salato) per farne una pasta piuttosto soda che lascerete riposare un poco prima di servirvene. Tirate con questa pasta una sfoglia sottile come quella dei taglierini e, lasciando gli orli scoperti, distendetevi sopra le mele che avrete prima sbucciate, nettate dai torsoli e tagliate a fette sottili. Sul suolo delle mele spargete l’uva (che io ho ammollato in acqua calda), la raschiatura del limone, la cannella, lo zucchero, e infine i 100 grammi di burro liquefatto, lasciandone un po’ indietro per l’uso che sentirete. Ciò fatto avvolgete la sfoglia sopra sè stessa per formarne un rotolo ripieno che adatterete in una teglia di rame (io ho usato una placca rivestita con carta forno), già unta col burro, assecondando per necessità la forma rotonda della medesima; col burro avanzato ungete tutta la parte esterna del dolce e mandatelo al forno (ventilato 180°C per 35 minuti). Avvertite che l’uva di Corinto, o sultanina, è diversa dall’uva passolina. Questa è piccola e nera; l’altraè il doppio più grossa, il colore castagno chiaro e senza vinacciuoli anch’essa. Il limone raschiatelo con un vetro (io ho usato una grattuggia apposita). Io poi l’ho spolverato con zucchero a velo.

Dall’archivio di Dolcipensieri:

STRUDEL DELIZIOSO

ROTOLO SALATO NAPOLI 

LO STRUDEL DI DICEMBRE

Con questa ricetta partecipo al contest “Book & Cook”

del blog “Grembiule e presine”

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“Sto mangiando la PASTA CON I BROCCOLI, CHI E’ CHE ROMPE???”

E’ la voce del commissario alias Zingaretti che tuona alla cornetta… Nella puntata dal titolo “Il ladro di merendine“, mitica è questa scena, appena seduto al tavolo e pronto a gustarsi per intero il suo bel piatto di pasta, squilla il telefono e all’altro capo del filo c’è Livia, l’eterna sua fidanzata che vive e lavora al nord. Non riesco a smettere di ridere mentre ascolto Zingaretti interpretare il Commissario Montalbano nella fiction della rai; non so’ dirvi quante volte ho visto e rivisto queste puntate. Uno spaccato moderno della Sicilia dei giorni nostri raccontati con maestria prima da Camilleri, grande scrittore, e poi messe in onda con la regia Alberto Sironi perfetto maestro di schermo. Anche in cucina sia Camilleri sia Sironi, hanno saputo portare una nota degna della Sicilia con le ricette che il Commissario gusta nella trattoria dì Vicata in pausa pranzo con il compagno di lavoro di sempre Mimì, sia con quelle che le prepara la sua fidata cameriera. Ed è proprio la pasta con i broccoli uno dei piatti “cult” del commissario insieme agli arancini di Adelina. Sono molto affezionata soprattutto alla fiction che mi ha tenuto compagnia quando avevo il pancione, poi nelle serate fra una poppata e l’altra e poi nelle fine serate quando mi rilassavo con Marco mentre il Matti già dormiva da un po’. Istrionico attore, Zingaretti è riuscita a dare vita ad un commissario che ormai è entrato nei cuori dei telespettatori sapendo regalare al personaggio, una più concreta struttura all’uomo e commissario comunque ben descritto da Camilleri. In libreria poi ho scoperto un mondo di libri dedicati alla cucina siciliana di Montalbano: quest’estate ho proprio acquistato un libro ben coordinato di ricette, stralci dai romanzi di Camilleri della scrittrice Stefania Campo che ha saputo speigare e raccontare dalla parte dellla cucina, la storia di questo simpaticissimo personaggio.

Immagine presa dal web

Questo libro oltre essere un buon riassunto dell’istrionica personalità di Montalbano, è anche un buon ricettario di cucina siciliana: grazie alla golosità e alla fame smisurata del comissario, la scrittrice ha raccolto in sè antipasti, primi e secondi piatti, dolci e contorni della cucina siciliana. Piatti di tradizioni legati alle abitudini della sua adorata cameriera, sono i protagonisti di quasi tutte le storie. Per il comissario il cibo è desiderio, piacere e conquista. Vi consiglio caldamente per il libro per due motivi: il primo se vi volete avvicinare alla scrittura di Camilleri che ci mette anche del buon dialetto siciliano oltre che essere un’interessante vetrina delle storie di Montalbano, il secondo motivo è perchè in esso sono racchiuse ricette interessanti di una cucina con molte sfaccettature, quella siciliana appunto. Da questo ricettario, ho preso la ricetta per la sua famosa PASTA CON I BROCCOLI , piatto del tipico menù monteluso-vigatese preceduto da un antipasto di caciocavallo e “aulivi virdi e passuluna”.

Colgo l’occasione per ricordarvi il mio contest

vi aspetto, c’è tempo fino al 17 gennaio 2012

INGREDIENTI PER QUATTRO PERSONE

400 grammi di maccheroni (io ho usato i sedani rigati)

1 cavolfiore da 1 kg.

70 grammi di uva sultanina e pinoli

2 acciughe salate (io ne ho messe un 5 filettini perchè piccoli)

1 bustina di zafferano

1 cipolla media

olio d’oliva

sale e pepe

PREPARAZIONE

Lessare il cavolfiore a pezzi (io ho usato una vaporiera a cestello, non ho buttato l’acqua). In un tegame soffriggere la cipolla finemente affettata con olio abbondante (io ho usato olio evo), aggiungere lo zafferano sciolto in un po’ di acqua tiepida (io ho usato l’acqua della vaporiera), l’uva sultanina (io l’ho ammorbidita sempre nell’acqua calda di cottura del cavolfiore) e i pinoli; lasciare insaporire e unire anche il cavolfiore a pezzi. Far soffriggere a fuoco vivo, condire con sale e pepe, aggiungere un mestolo di acqua di cottura della verdura e infine le acciughe. A parte lessare la pasta nell’acqua del cavolfiore, scolarla al dente, condire col sugo già pronto e lasciare riposare per almeno 10 minuti.

Con questa ricetta partecipo al contest di “STASERA SI CENA DA NOI” dal titolo“AUTORI IN PENTOLA”

e partecipo anche al contest di “ULTIMISSIME DAL FORNO” dal titolo “CUOCHI DA BIBBLIOTECA

Con questa ricetta partecipo al contest “Book & Cook”

del blog “Grembiule e presine”

Dall’archivio di Dolcipensieri:

LASAGNE AL BROCCOLO ROMANESCO

SEDANI CON FONDUTA DI PECORINO DI PIENZA E ZAFFERANO DELLA VAL D’ORCIA

BROWNIES DI CIOCCOLATO, MANDORLE E UVETTA

TORTA PROFUMATA AL CARDAMOMO CON MELE E CIOCCOLATO

PEPERONI AL FORNO CON ACCIUGHE E MOZZARELLA DI BUFALA

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