Giorni fa, dopo aver visto per non so quante volte il film MARIE ANTOINETTE di Sofia Coppola, sono entrata in un negozio di te appena aperto a Como e sono stata rapita da delle palline che c’erano sul bancone e subito mi è venuta alla mente la scena in cui Marie Antoinette, la Regina di Francia, gusta un particolare tè ricevuto in dono dall’imperatore cinese.
Sono palline che a contatto con l’acqua bollente nella tazza, sbocciano mostrando un fiore che dona aroma e colore. Questo te prezioso, è alquanto costoso, da considerarsi una vera perla d’oro, almeno da noi occidentali, in Cina infatti si riesce ad acquistarlo a prezzi meno alti (vi posso dire che tre palline mi sono costate circa cinque euro). E’ un tè dal profumo intenso e avvolgente che rimane a lungo sulle labbra e sulla gola, ma non solo anche la casa ne assorbe il suo profumo. Assaporarne i profumi sprigionati dal vapore, è come immaginarsi in un campo pieno di fiori primaverili e perchè no sentirsi quasi catapultati in quell’atmosfera francese idilliaca ripresa benissimo nel film.
Non ci si può poi fermarsi ai bellissimi dolci preparati scenograficamente in modo sublime per la Regina di Francia: realizzatori di questi favolosi pasticcini creati appositamente per il film, è una maison parigina. Il film oltre ad essere un capolavoro per gli occhi grazie ai costumi, alle scenografie e ai banchetti luculiani, racconta la vita di Maria Antoniette, giovane quattordicenne, che viene concessa in sposa al futuro re di Francia. Riluttante, la giovane principessa si trasferisce a Versailles e per compensare la freddezza del neo marito, si concede ad un comportamento frivolo e a grandi spese per evadere alle limitazioni ed etichette della vita di corte: abiti e accessori confezionate con le migliori sete del mondo fino ad allora conosciuto, cibi e champagne a fiumi divise con le dame di corte e feste in dimore di estremo lusso, porteranno la regina e il re di fronte alla morte di Luigi XV rafforzandone comunque la loro unione. La nascita dei figli seguita però dalla morte a sette anni del primo erede maschio, il Delfino, li vede l’una accanto all’altro un’altra voltastretti nel dolore. Allo scoppio della Rivoluzione, nel 1789, Maria Antoniette, cerca l’appoggio del suo popolo sempre ostile per il fatto di essere una straniera ma soprattutto per la sua frivolezza sempre messa in vista. Si schiererà cosi dalla parte della nobiltà più intransigente, firmandosi così la sua condanna a morte. Il tribunale rivoluzionario la condannerà alla ghigliottina. Sarà decapitata il 16 ottobre 1791.
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